Critica dell’integrazione sociale degli omosessuali

Critica del 1975 alla strada intrapresa dalla cultura omosessuale verso l’integrazione con la società borghese.

«Arcadie» (tra i primi giornali omosessuali) e i primi gruppi gay proponevano una morale omosessuale tesa all’accettazione da parte della società.

Al contrario l’accettazione, secondo l’autore, non deve passare per una morale di massa, bensì per una morale alternativa, che proponga le differenze a fondamento di una società nuova e giusta.

Il pregiudizio normalità = eterosessualità non va abbattuto perchè “fare dell’omosessuale un uomo ‘normale’ in questo sistema, è risolvere una contraddizione interna, poiché un uomo nomale non può essere omosessuale che perdendo nello steso tempo la qualità di omosessuale”.

La critica è indubbiamente interessante, ma è opportuno chiedersi quanto a ragione Arcadie, e i primi gruppi gay, chiedessero agli omosessuali “contegno corretto nelle toilettes” e attenzione a eccentricità, conversazioni e abbigliamento. Queste richieste volevano portare il gay ad essere considerato una persone “dignitosa”. Negli anni Sessanta questa strategia di lotta ha dato i suoi frutti, e non poteva andare altrimenti. (pubblicato originariamente in culturagay.it)

Critica dell’integrazione sociale degli omosessuali

Autore: Michel van Helzie Bouhy
Edizione: Roma, O-MPO, 1999

Stefano Bolognini ⋅

1 commento

  1. Paolo

    Io penso che comunque per ribellarsi a una società omofoba che considera ”normale” l’ eterosessualità e ”anormale” il concetto di omosessualità ci sia un modo molto nobile: cioè quello di ribellarsi innanzitutto al concetto di normalità.
    La società impone con la propaganda modelli di ”normalità” che limitano la vita delle persone.
    ”Normale” nella nostra società diventa un ideale.
    L’ uomo ”normale” in realtà non esiste, è un ideale di uomo perfetto che nasconde dietro la sua apparente perfezione una profonda scarsità di pensiero, una superficialità esagerata e un conformismo eclatante.
    Tutte le persone bene o male cercano di raggiungere quest’ ideale di ”normalità”, però il costo di ciò è la rinuncia al pensiero critico.
    Come dovrebbe essere un uomo definito ”normale” secondo i criteri della società?
    Dovrebbe essere innanzitutto eterosessuale, ma non omofobo o intollerante… poi dovrebbe essere cristiano, ma non troppo dogmatico anzi un pò anticonformista.
    Poi dovrebbe essere una persona non troppo brillante, ma allo stesso tempo non troppo stupida.
    Dovrebbe essere una persona ”nella media”, non malata di mente, ma nemmeno troppo sana o troppo piatta.
    Dovrebbe poi essere di aspetto nella media, di quelle persone che pensi ”di persone come lui con questa faccia ne vedo tante in giro”.
    Insomma per farla breve, il modello ideale di ”normalità” proposto da questa società è l’ anonimità assoluta.
    L’ uomo ”normale” è una persona anonima, senza idee, senza volto… questo è ciò che la società proprone come modello di ”normalità”.
    Una persona normale è quindi una sorta di camaleonte: una persona che si conforma a ciò che propone la società senza pensarci.
    Se prendessimo una persona particolare, dotata di una personalità diversa dalle altre, di quelle che quando le vedi pensi ”questo è un tipo particolare”, e la spogliassimo di tutte le sue caratteristiche idiosincratiche e particolari, avremo allora un uomo ”normale”.
    Un uomo normale è quindi solo un uomo senza volto. Prendi una persona particolare, togligli quello che lo differenzia dalle altre e hai l’ uomo ”normale”.
    Ecco perchè penso che sia un bene che i gay non si conformino alla società.
    Secondo me è un bene aggiuntivo quello di ottenere i diritti che gli spettano ribellandosi alla normalità, anzichè cercando di essere amalgamati al resto del gregge e diventare ”normali”.
    Avere pensieri diversi da quelli della maggioranza delle altre persone è una gran cosa.
    Pensiamo cosa succederebbe a una persona se accettasse tutto quello che gli viene imposto dalla società in maniera acritica: dovrebbe accettare di mangiare in squallidi fast food senza tener conto della sua salute, dovrebbe credere a tutte le dicerie, tutte le religioni e le teorie del complotto che girano in rete, dovrebbe comprare tutto ciò che vede nelle pubblicità in tv, dovrebbe comportarsi esattamente come la società vuole, dovrebbe sempre essere d’ accordo con la maggioranza… se la società fosse composta solo da persone ”normali” sarebbe statica, non ci sarebbe mai nessun cambiamento e nessuna innovazione quindi secondo me sfidare l’ ideologia dominante è solo un bene.
    Secondo me anzi il fatto di riuscire a svincolarsi dal pensiero di massa è una fortuna enorme, da non sottovalutare. Combattere per la causa gay può quindi anche diventare un occasione per smettere di credere a quello che dice la società, ai dogmi, alle ideologie che limitano la creatività umana.

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