Omosessualità e scuole medie

L’intervista esclusiva ad un professore di religione di una scuola media di Brescia.

Ecco l’intervista ad un professore di religione di una scuola media di Brescia. L’intervista ha affiancato l’inchiesta di “Babilonia” sugli adolescenti gay che trovate qui.

Omosessualità… Se ne parla nelle scuole medie?
La prima risposta è “no”! Ad onor del vero, non è che non se ne parli. A volte si è costretti a parlarne per motivazioni oggettive che sono: le battute di alcuni alunni, l’offesa contro qualcuno, le domande stesse dei ragazzi durante la trattazione di temi che possono essere inerenti alla tematica omosessuale. Se escludiamo questi interventi il tema in oggetto non è  volutamente presente nella formazione dell’adolescente dagli 11 ai 14 anni. Tuttavia devo anche ammettere che non solo questo, ma anche altri temi non vengono affrontati, eppure sono temi non così particolari. Prendiamo ad esempio il tempo libero, il rapporto con extracomunitari, lo stesso rapporto maschio-femmina….

Come interviene un professore se si accorge che un suo alunno è gay e discriminato dai compagni?
La domanda è veramente difficile. Sarebbe forse più giusto chiedersi: “Perché un insegnante non interviene se ne viene a conoscenza…?”  Io ti posso solo dire che quando ho avuto un presentimento nei confronti di un mio alunno che qualcosa non fosse diciamo pure “nella norma”, ho cercato di parlarne ai miei colleghi durante i consigli di classe restando semplicemente nel vago, cioè chiedendo se anche loro avevano riscontrato un comportamento un po’ “effemminato” in quel tale alunno. E, a parte eventuali battute o sorrisi, ci siamo trovati impreparati ad affrontare un simile problema. Ci siamo chiesti più volte se alcuni atteggiamenti non siano dettati semplicemente dall’età particolare dei ragazzi. Sono in piena fase evolutiva per cui non sempre assumono atteggiamenti consoni alla loro sfera sessuale. E non c’è da sottovalutare anche il rapporto che essi hanno con i genitori, questo è da tenere in forte considerazione. Dove domina la madre forse gli atteggiamenti rasentano la femminilità; dove domina il padre abbiamo un atteggiamento più mascolino. Perché se è pur vero che si notano di più gli atteggiamenti effemminati, non sfuggono neanche gli atteggiamenti troppo mascolini delle ragazze. Anche queste denotano una scelta che non è stata ancora fatta in favore della loro femminilità. Certo, un atteggiamento mascolino in una donna viene etichettato semplicemente come “malghesa”, quello femminile in un ragazzo solo come “frocio”! La differenza è notevole. E quindi anche l’intervento (quando c’è) dell’insegnante deve essere equilibrato, scientifico e discreto.

Si fa educazione sessuale nelle scuole?
Viene fatto dall’insegnante di scienze in appoggio con quella di lettere. A volte viene anche chiamato un “esperto” dall’esterno che quasi sempre è un medico dell’Asl locale che ha proprio il compito di girare nelle scuole per questo tipo di formazione. Io personalmente non ho avuto un’esperienza positiva con questi medici (o psicologi): vengono in classe ed iniziano la loro lezione quasi fosse la recita di un copione ormai sgualcito dalle troppe “entrate in scena”. Bisognerebbe fare un discorso molto lungo e approfondito su questi interventi in campo evolutivo!
In molte scuole è anche l’insegnante di religione che si affianca ai colleghi non tanto per correggere alcune spiegazioni, o per sottolineare alcune azioni che possono cadere nel peccato, ma per una completezza di dati. C’è l’aspetto scientifico dell’educazione sessuale, ma c’è anche la componente morale e spirituale.

Nessun alunno ti ha raccontato la sua omosessualità?
Esplicitamente mai nessuno. Ho tuttavia avuto un presentimento su alcuni miei alunni che facevano dubitare della loro scelta sessuale. Ho poi saputo, attraverso le piccole battute e non, di altri alunni, di qualcuno che provava piacere ad allungare le mani verso i genitali dei compagni. O altri che negli spogliatoi erano particolarmente curiosi del contenuto degli slip di alcuni compagni un po’ più evoluti. E per concludere di ragazzi che arrossivano quando altri si permettevano di “etichettare” come gay dei compagni. Sono tutte realtà presenti nelle classi.  (pubblicato in “Babilonia”, marzo 2000 con il titolo “Scusi, professore, cos’è l’omosessualità”

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