Gay. Come è facile avere 18 anni

Un viaggio nell’universo degli adolescenti che scoprono la propria omosessualità. Cos’è cambiato, quali sono i loro desideri e le aspettative per il futuro. La parola agli interessati

Un gruppo di giovanissimi alla manifestazione gay l'Amore spiazza a Pavia (maggio 2010)

Gay pride, Roma 1998: due quindicenni si baciano appassionatamente, fieri e dimentichi della folla festante che li circonda. Rai due, 21 dicembre 1999: due ventenni aostani a mezzogiorno raccontano la loro storia d’amore che dura da tre anni. I bar, le discoteche e i circoli culturali vedono aumentare annualmente il numero dei giovanissimi frequentatori.
Casi sporadici o siamo all’agognata svolta?

Non è possibile generalizzare, ogni caso andrebbe valutato a sé, ma è un dato di fatto che le cose lentamente ma inesorabilmente si stanno evolvendo.
Chi sono, cosa vogliono, che cosa sperano, come s’incontrano i giovanissimi gay? Chiediamolo a loro. Stefano è di Mantova ed ha 16 anni. È gay… da un mese, ha alcuni amici gay, non è mai stato discriminato ed è felice. Luca ha 16 anni ed è di Latina. Si considera più gay che bisex, sua madre è consapevole della sua omosessualità ed è follemente innamorato di Keanu Reeves. Marco ha 15 anni, è di Bari. È bisex, ma le donne non lo attirano, fa giochetti erotici con due suoi amici che non si considerano gay… “perché lui è senza peli come una ragazza”.
Il cammino verso l’identità gay, anche se non pare completo, ha fatto passi da gigante. Solo vent’anni fa era impensabile che così tanti giovani riconoscessero la loro omosessualità. Stefano e con lui molti altri rappresentano il salto di qualità. Luca e Marco vivono una fase temporanea che l’omosessuale qualche anno fa viveva più tardi e più a lungo.
L’informazione è la molla che ha spinto il cambiamento. La televisione è sempre meno ermetica rispetto alla questione gay. I giornali parlano quotidianamente degli omosessuali e favoriscono la lenta ma inesorabile crescita culturale.
Internet è però la vera novità. Così afferma Luigi, un diciassettenne di Bergamo “Internet è stata la finestra che mi ha permesso di affacciarmi al mondo gay… e quindi se ora conosco tanti ragazzi omosessuali è solo perché ho accettato di incontrare persone conosciute in chat”. Il web permette ai giovani di confrontarsi, conoscersi, capirsi e di reperire informazioni riguardo alla questione gay con il computer che garantisce segretezza e anonimato.
Se l’informazione ha veicolato il cambiamento, essa è però ancora frammentaria. Esiste un solo sito per giovanissimi gay gestito da Ivan, studente ventenne di Bologna, che si propone di costruire “un sito privo di tabù e di regole assurde. Un sito innanzi tutto ironico e divertente (come del resto vedo io la vita) ma che affronti tanti temi fino ad ora vietati ai ragazzi o comunque non reperibili”. Un giovane che lavora per i giovani. Le pagine web propongono notizie relative al mondo gay, una bibliografia e perfino una galleria di immagini (anche hard).
Chi non ha accesso ad Internet prende contatto con le associazioni e i gruppi culturali gay. Non stupisce più l’adolescente che dopo una telefonata interlocutoria con il centro omosessuale di counselling si presenta alla sede dell’associazione per vedere, conoscere e capire.
Di fronte a tale cambiamento non è possibile dimenticare coloro i quali con difficoltà cercano di accettare la loro condizione.
Le paure sono quelle di sempre: prima fra tutte l’altro, eventualmente l’amico, incapace di accettare e tollerare la diversità. I giovani si appoggiano principalmente alle loro amiche, come dice Luigi: “mi sono dichiarato solo in famiglia, e alla mia amica del cuore”. I maschietti sono ancora difficili da affrontare, ma non sono più considerati uno scoglio insormontabile.

Una volta raggiunto l’universo gay i giovani scelgono strade diverse per affrontarlo tutti con la stessa volontà: cercare l’Amore e viverlo da subito. In discoteca, in chat, tra i propri compagni di classe, con gli annunci o per strada secondo la propria indole: il principe azzurro esiste ed è necessario trovarlo. Giorgio di 15 anni: “Ero con amici sulla spiaggia, ho capito tutto da come mi guardava… abbiamo cominciato chiacchierando… abita lontano ci sentiamo spesso e l’amo alla follia”. Giovanni, 18 anni: “il mio lui ha un anno meno di me, ci siamo conosciuti in Internet parlando di libri… siamo insieme da un anno.”

Come vivono il sesso? Per Riccardo Reim e Antonio Veneziani, autori di Pornocuore, i giovani gay sono sicuri di quello che vogliono e la fantasia più gettonata è fare sesso con il proprio padre. Dalle interviste che ho svolto appare però una realtà ben diversa. Il sesso costituisce una fortissima attrattiva: come dice Giancarlo “avevo tredici anni e volevo provare. Ho conosciuto un ventenne che ho invitato a casa mia…è stato bello!”, ma le fantasie di coloro che ho intervistato sono lontane dalle pratiche sessuali estreme di Pornocuore: ménage a trois, succhiotti sul petto da mostrare ai compagni di classe, sesso in boxer e ore e ore di carezze. Prevale il desiderio di dolcezza, la voglia i sentirsi protetti.

Allarmante è però il fatto che in pochissimi utilizzano le precauzioni. La fase esplosiva dell’Aids li ha colti quando ancora guardavano i cartoni animati e l’informazione sul tema in Italia è carente.

La scuola offre soltanto fredde informazioni di fisiologia sessuale e i professori intervistati sottolineano il disagio che provano nell’affrontare il tema. Un insegnante di religione di una scuola media dice: “Ho un alunno molto effeminato che viene preso in giro dai compagni. Mi è impossibile avvicinarlo, parlargli e confortarlo: non saprei che dirgli e sarebbe uno scandalo”.

Il filmato Nessuno uguale, realizzato dall’Agedo, che racconta un incontro-confronto tra studenti gay e etero, dovrebbe essere proiettato nelle scuole superiori su iniziativa dell’Arcigay. L’istituzione scolastica mostra un malcelato ostracismo, ma è sperabile che con un po’ di forza e decisione l’iniziativa vada in porto, incrementando la possibilità di fare giusta informazione.

I genitori si presentano spiazzati e privi di elementi per valutare l’eventuale dichiarazione del proprio figlio. Pochi sono però quelli che pongono veti, preferendo cercare di capire insieme ai loro gioielli, aiutati anche dal fatto che il pregiudizio omofobo cattolico ha perso molti punti. Nel libro Il nuoro di Rita De Santis la madre di un omosessuale si rivolge ad un prete. Ne ricava sgomento: le concezioni sul tema dell’omosessualità paiono vetuste quanto l’antico splendore della Chiesa… un transatlantico che sta colando a picco.

L’Agedo, associazione di genitori di figli gay, sta lavorando moltissimo e i risultati si vedono. Due madri di giovanissimi fidanzati con cui ho parlato affermano “Solo quando ci siamo conosciute abbiamo potuto parlare liberamente dell’omosessualità dei nostri figli. Ci siamo trovate subito perché possiamo confrontarci; le nostre sofferenze sono state simili. Siamo contente che i nostri figli stiano insieme perché sono felici ed è quello che più conta. Speriamo solo che duri…da quello che abbiamo capito le coppie gay non durano a lungo”.

La defezione rispetto alla politica è palese anche tra i giovani gay. Pochi sono interessati alla questione dibattuta dei diritti: “ci penseremo poi per ora ci divertiamo”, dicono.

Non c’è nulla di male nel divertirsi, ma non è possibile dimenticare di fronte alla loro energia e alla loro voglia di vivere che c’è ancora molto da fare. Duemila anni di pregiudizi non possono risolversi in un decennio e l’intolleranza non è ancora sconfitta. Alcuni piangono ancora nascosti e c’è molta differenza tra coloro che vivono in città o in provincia e tra nord e sud.

Non mancano neppure quelli senza speranze: “appena invecchio e divento brutto mi uccido”, afferma un diciassettenne e mi chiede cosa offra ad un anziano il mondo gay.  Giovani carichi di speranze, ma con il timore di un futuro nero. Credo che questo vada oltre la questione sessuale è la società che deve intervenire, al bene comune non siamo ancora arrivati…

Om’è facile avere 18 anni

Gay Pride di Roma 1998: due quindicenni si baciano appassionatamente, fieri e dimentichi della folla festante che li circonda.

Rai due, martedì 21 dicembre 1999: due ventenni aostani a mezzogiorno raccontano la loro storia d’amore che dura da tre anni. I bar, le discoteche e i circoli culturali vedono aumentare annualmente il numero dei giovanissimi frequentatori.

Casi sporadici o siamo all’agognata svolta? Non è possibile generalizzare, ogni caso andrebbe valutato a sé, ma è un dato di fatto che le cose lentamente ma inesorabilmente si stanno evolvendo.

Chi sono, cosa vogliono, che cosa sperano, come s’incontrano i giovanissimi gay? Chiediamolo a loro. Stefano è di Mantova ed ha 16 anni. È gay… da un mese, ha alcuni amici gay, non è mai stato discriminato ed è felice. Luca ha 16 anni ed è di Latina. Si considera più gay che bisex, sua madre è consapevole della sua omosessualità ed è follemente innamorato di Keanu Reeves. Marco ha 15 anni, è di Bari. È bisex, ma le donne non lo attirano, fa giochetti erotici con due suoi amici che non si considerano gay… “perché lui è senza peli come una ragazza”.

Il cammino verso l’identità gay, anche se non pare completo, ha fatto passi da gigante. Solo vent’anni fa era impensabile che così tanti giovani riconoscessero la loro omosessualità. Stefano e con lui molti altri rappresentano il salto di qualità. Luca e Marco vivono una fase temporanea che l’omosessuale qualche anno fa viveva più tardi e più a lungo.

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L’informazione è la molla che ha spinto il cambiamento. La televisione è sempre meno ermetica rispetto alla questione gay. I giornali parlano quotidianamente degli omosessuali e favoriscono la lenta ma inesorabile crescita culturale.

Internet è però la vera novità. Così afferma Luigi, un diciassettenne di Bergamo “Internet è stata la finestra che mi ha permesso di affacciarmi al mondo gay… e quindi se ora conosco tanti ragazzi omosessuali è solo perché ho accettato di incontrare persone conosciute in chat”. Il Web permette ai giovani di confrontarsi, conoscersi, capirsi e di reperire informazioni riguardo alla questione gay con il computer che garantisce segretezza e anonimato.

Se l’informazione ha veicolato il cambiamento, essa è però ancora frammentaria. Esiste un solo sito per giovanissimi gay gestito da Ivan, studente ventenne di Bologna, che si propone di costruire “un sito privo di tabù e di regole assurde. Un sito innanzi tutto ironico e divertente (come del resto vedo io la vita) ma che affronti tanti temi fino ad ora vietati ai ragazzi o comunque non reperibili”. Un giovane che lavora per i giovani. Le pagine Web propongono notizie relative al mondo gay, una bibliografia e perfino una galleria di immagini anche hard.

Coloro che non possono fruire di Internet prendono contatto con le associazioni e i gruppi culturali gay. Non stupisce più l’adolescente che dopo una telefonata interlocutoria con il centro omosessuale di counselling si presenta alla sede dell’associazione per vedere, conoscere e capire.

Di fronte a tale cambiamento non è possibile dimenticare coloro i quali con difficoltà cercano di accettare la loro condizione.

Le paure sono quelle di sempre: prima fra tutte l’altro, eventualmente l’amico, incapace di accettare e tollerare la diversità. I giovani si appoggiano principalmente alle loro amiche, come dice Luigi: “mi sono dichiarato solo in famiglia, e alla mia amica del cuore“. I maschietti sono ancora difficili da affrontare, ma non sono più considerati uno scoglio insormontabile.

Una volta raggiunto l’universo gay i giovani scelgono strade diverse per affrontarlo tutti con la stessa volontà: cercare l’Amore e viverlo da subito. In discoteca, in chat, tra i propri compagni di classe, con gli annunci o per strada secondo la propria indole: il principe azzurro esiste ed è necessario trovarlo. Giorgio di 15 anni: “Ero con amici sulla spiaggia, ho capito tutto da come mi guardava… abbiamo cominciato chiacchierando… abita lontano ci sentiamo spesso e l’amo alla follia”. Giovanni, 18 anni: “il mio lui ha un anno meno di me, ci siamo conosciuti in Internet parlando di libri… siamo insieme da un anno.”

Come vivono il sesso? Per Reim e Veneziani, autori di Pornocuore, i giovani gay sono sicuri di quello che vogliono e la fantasia più gettonata è fare sesso con il proprio padre. Dalle interviste che ho svolto appare però una realtà ben diversa. Il sesso costituisce una fortissima attrattiva: come dice Giancarlo “avevo tredici anni e volevo provare. Ho conosciuto un ventenne che ho invitato a casa mia…è stato bello!”, ma le fantasie di coloro che ho intervistato sono lontane dalle pratiche sessuali estreme di Pornocuore: ménage a trois, succhiotti sul petto da mostrare ai compagni di classe, sesso in boxer e ore e ore di carezze. Prevale il desiderio di dolcezza, la volontà di sentirsi protetti.

Allarmante è però il fatto che in pochissimi utilizzano le precauzioni. La fase esplosiva dell’Aids li ha colti quando ancora guardavano i cartoni animati e l’informazione sul tema in Italia è carente.

La scuola offre soltanto fredde informazioni di fisiologia sessuale e i professori intervistati sottolineano il disagio che provano nell’affrontare il tema. Un insegnante di religione di una scuola media dice: “Ho un alunno molto effeminato che viene preso in giro dai compagni. Mi è impossibile avvicinarlo, parlargli e confortarlo: non saprei che dirgli e sarebbe uno scandalo”.

Il filmato Nessuno Uguale, realizzato dall’Agedo, che racconta un incontro-confronto tra studenti gay e etero, dovrebbe essere proiettato nelle scuole superiori su iniziativa dell’Arcigay. L’istituzione scolastica mostra un malcelato ostracismo, ma è sperabile che con un po’ di forza e decisione l’iniziativa vada in porto, incrementando la possibilità di fare giusta informazione.

I genitori si presentano spiazzati e privi di elementi per valutare l’eventuale dichiarazione del proprio figlio. Pochi sono però quelli che pongono veti, preferendo cercare di capire insieme ai loro gioielli, aiutati anche dal fatto che il pregiudizio omofobo cattolico ha perso molti punti. Nel libro Il nuoro di Rita De Sanctis la madre di un omosessuale si rivolge ad un prete. Ne ricava sgomento: le concezioni sul tema dell’omosessualità paiono vetuste quanto l’antico splendore della Chiesa…un transatlantico che sta colando a picco.

L’Agedo, associazione di genitori di figli gay, sta lavorando moltissimo e i risultati si vedono. Due madri di giovanissimi fidanzati con cui ho parlato affermano “Solo quando ci siamo conosciute abbiamo potuto parlare liberamente dell’omosessualità dei nostri figli. Ci siamo trovate subito perché possiamo confrontarci; le nostre sofferenze sono state simili. Siamo contente che i nostri figli stiano insieme perché sono felici ed è quello che più conta. Speriamo solo che duri…da quello che abbiamo capito le coppie gay non durano a lungo”.

La defezione rispetto alla politica è palese anche tra i giovani gay. Pochi sono interessati alla questione dibattuta dei diritti: “ci penseremo poi per ora ci divertiamo”, dicono.

Non c’è nulla di male nel divertirsi, ma non è possibile dimenticare di fronte alla loro energia e alla loro voglia di vivere che c’è ancora molto da fare. Duemila anni di pregiudizi non possono risolversi in un decennio e l’intolleranza non è ancora sconfitta. Alcuni piangono ancora nascosti e c’è molta differenza tra coloro che vivono in città o in provincia e tra nord e sud.

Non mancano neppure quelli senza speranze: “appena invecchio e divento brutto mi uccido”, afferma un diciassettenne e mi chiede cosa offra ad un anziano il mondo gay.

Giovani carichi di speranze, ma con il timore di un futuro nero. Credo che questo vada oltre la questione sessuale è la società che deve intervenire, al bene comune non siamo ancora arrivati.

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