L’orgoglio del sodomita

Uno scandalo per sodomia che travolse la Chiesa cattolica nel XV secolo. Il caso di Arnaud de Verniolle, falso prete e presunto seduttore di alcuni giovani di Pamiers.

Illustrazione medievale (c. 1200, Biblioteca nazionale di Vienna) ritrae i demoni che incoraggiano l'omosessualità maschile e femminile

Giovani studentelli pronti a tutto, un falso sacerdote orgogliosamente gay e molto attivo sessualmente, una cittadina della provincia francese e un inquisitore intransigente sono tra gli ingredienti di un piccante scandalo per sodomia del XIV secolo.

L’interessante caso è tornato alla ribalta delle cronache grazie ad un articolo della rivista francese “Historia” del febbraio scorso ed è molto citato in studi storici, come in Boswell in Cristianesimo tolleranza ed omosessualità o nel recente Gi ultimi Catari di Weis, ma non è mai stato ricostruito integralmente per il lettore italiano.

Seguitemi, allora, nella Pamiers del 1300, una cittadina francese nelle vicinanze di Tolosa popolata da decine di studentelli di grammatica tra i sedici e i diciotto anni. Proprio da uno di questi studenti ha inizio la nostra storia.
Jean Ferrié, questo è il suo nome, la settimana santa del 1323 si sta recando al convento dei Frati Predicatori per confessarsi. Fu il destino a mettere sulla sua strada il trentaduenne Arnaud de Verniolle un frate di nobili origini padre di due figli. Si incontrarono proprio nel convento e l’ecclesiastico prima di confessare il giovane gli chiese una mano per trasportare alcuni libri alla sua abitazione. Eccoli allora a casa di Arnaud.

Il prete, all’angolo di un tavolo, confessa Jean ma non gli rilascia, come era d’uso, il certificato di confessione necessario quale prova per accedere al sacramento della Comunione. Oltre a questo lo invita a tornare da lui quando vuole. Jean se ne va ma cova qualche ‘legittimo’ sospetto sul curioso individuo incontrato dai Frati predicatori. A sera, infatti, racconta ad altri studenti la sua avventura pomeridiana. Gli studenti non hanno dubbi: Jean si è imbattuto in Arnaud de Verniolle che non è un prete bensì un chierico che non può né confessare né, di conseguenza, concedere l’assoluzione. Si tratta di usurpazione di sacerdozio ed è un’eresia! Jean Ferrié, e siamo al 9 giugno, denuncia il misfatto al vescovo di Pamiers Jacques Fournier futuro papa Benedetto XII. Grazie a questa denuncia oggi possiamo riscrivere la storia di una cittadina che non aveva nulla da invidiare a Sodoma. State a sentire…

Il vescovo interviene immediatamente e l’11 giugno Verniolle è arrestato. Due giorni dopo incominciano gli interrogatori.

Si presenta Guillaume Rous, di sedici anni, del villaggio di Ribouisse, l’attuale Aude, che dichiara di aver conosciuto il chierico nel convento degli Agostiniani di Loumet (che all’epoca i conventi fossero su Spartacus?). Lì Arnaud, dato che il giovane non aveva sostanze, gli propose una sistemazione gratuita. In particolare il giovane avrebbe potuto alloggiare presso un suo amico canonico della chiesa Saint-Sernin a Tolosa con il compito di massaggiare i piedi dell’uomo, procurargli donne, controllarlo quando era ubriaco e accondiscendere, qualche volta, alle sue richieste ‘pederastiche’ il tutto nella massima discrezione.

Guillaume si recò poi a casa del ‘benefattore’ per vedere alcuni libri, i Decretales. Giunti sul posto Arnaud, lo prese con forza e calandogli le mutande incominciò a strofinargli il pene fra le cosce, senza penetrarlo, fino all’orgasmo per poi chiedergli di fare altrettanto su di lui. Alla fine della violenza gli donò un libro l’Ars Amatoria di Ovidio maestro di tutti gli amori. Ma questo era solo l’inizio…

I due qualche tempo dopo, sempre secondo le dichiarazioni del giovane, si recarono nella villa di campagna di Arnaud nel quartiere di Pommerols. Arnaud, per il caldo, propose al giovane di spogliarsi. Al suo rifiuto, racconta il giovane all’inquisitore: “Arnaud mi minacciò con un coltello, mi torse un braccio, mi trascinò a forza malgrado i miei calci, mi gettò a terra, mi strinse baciandomi e spandendo il suo seme tra le mie gambe”.

Arnaud doveva essere decisamente fantasioso tanto che compiva l’atto, notate bene forzando il giovane, o come con una donna, o da dietro, a volte a spogliati, a volte no, il tutto arricchito da baci e dal giuramento sui Vangeli di non rivelare a nessuno quanto accadeva tra loro. Alla conclusione della testimonianza si contano almeno sei rapporti carnali tra i due e non è del tutto chiaro come Arnaud forzasse lo studentello indifeso a frequentarlo così spesso. Il giovane dirà che ogni volta che si incontravano per strada il chierico lo accusava di eresia e lo costringeva a seguirlo. Sarà, ma i dubbi, a più di settecento anni dall’accaduto, restano. Andiamo avanti con i testimoni dell’accusa.
Sempre il 13 giugno compare Guillaume Bernard, di Gaudiès (attuale Ariège), studente di quindici anni e mezzo. Eccovi direttamente dalle cronache dell’epoca il racconto del giovane: “Quest’anno, durante la festa di Tutti i Santi, di domenica, ero al convento degli Agostiniani di Pamiers. Durante la messa, dopo l’elevazione del corpo di Cristo, Arnaud mi si avvicinò e mi chiese da dove venissi…Dopo pranzo tornai al convento per il sermone. Arnaud mi ritrovò e mi portò nel refettorio”. Lì, per farla breve, gli fa la medesima proposta, quella dell’amico canonico di Tolosa, che aveva già posto a Rous. Bernard accetta e i due si recano a casa di Arnaud che voleva mostrare al giovanei le abitudini e le peculiarità del canonico di Tolosa. Eccole nella testimonianza del quindicenne: “Mi disse di togliermi la tunica e di stendermi sul letto che c’era nella stanza. Io lo feci. Lui si stese accanto a me e si spogliò completamente. Feci lo stesso al suo ordine. Sdraiato su di un lato, Arnaud mi mise il suo membro fra le cosce, mentre mi baciava affettuosamente, e sparse il suo seme…”. Guillaume Bernard aggiunge la descrizione particolareggiata di tutta una serie di ‘rapporti immorali’ impostigli da Arnaud. Tra i tanti ne ricorda uno intrattenuto a casa del chierico con presente la madre dell’uomo al piano inferiore…

Simile alle deposizioni del quindicenne sono quelle di Guillaume Boué, di Plavilla (villaggio non localizzato), di 18 anni che testimonia di aver incontrato l’uomo nel cimitero inquisitoriale di Saint-Jean. Lì Arnaud incominciò con il provocarlo chiedendogli quale fosse il peccato più grave tra masturbazione e pederastia e aggiungendo che, a suo parere, erano “i due tipi di peccati di carne che i religiosi commettevano di più”. Questo è solo un dettaglio, a noi interessa il seguito ‘forzato’ dell’incontro che vi lascio immaginare tanto è facilmente intuibile.

Ma sentiamo finalmente Arnaud de Verniolle che appare di fronte all’Inquisitore il 23 giugno.
La sua testimonianza incomincia con una confessione piena. Il chierico dichiara di aver confessato adolescenti senza averne i poteri ed, una volta, ha anche celebrato una falsa messa.

Sulla sodomia però adotta una tattica di difesa decisamente curiosa. Passa all’attacco in una ridda di dichiarazioni che fanno pensare di essere di fronte ad uno dei primi sodomiti orgogliosi e coscienti della propria condizione. Altro che Stonewall…

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Verniolle innanzi tutto racconta di essere stato iniziato in tenera età: “Allora avevo dodici anni…Mio padre mi aveva mandato ad imparare la grammatica da Maître Pons de Massabuc, maestro di scuola che poi divenne frate predicatore. Dormivo nella stessa camera di questo Maître Pons de Massabuc e con gli altri suoi allievi”. Tra gli allievi c’è tale Arnaud Auriol, che diventerà prete, ma che una notte nell’affollata camerata: “siccome pensava che dormissi profondamente, ha cominciato ad abbracciarmi, e a mettermi il membro fra le cosce…e a muoversi come se fossi una donna. E ha continuato a peccare così ogni notte…la cosa mi spiaceva ma, preso dalla vergogna, non ho osato rivelare questo peccato a nessuno…”.

Dopo questo trauma giovanile Arnaud ne subì un’altro e la sua strada di sodomita divenne, in qualche modo, segnata: “All’epoca in cui bruciavano i lebbrosi…stavo a Tolosa; un giorno ‘feci quella cosa’ con una prostituta e dopo la perpetrazione di questo peccato il mio viso cominciò a gonfiarsi. Atterrito, ho creduto di essere diventato lebbroso e immediatamente ho giurato che in futuro non avrei mai più dormito con una donna”. Evidentemente non era lebbra ma Arnaud tenne fede al ‘vincolante’ giuramento…

La sua difesa continua poi con l’ammissione di tutti i suoi successi mietuti fra i giovani maschietti della zona. Solitamente li incontrava in chiese, chiostri o monasteri della zona e persino “fra il dormitorio e le latrine dei frati minori di Pamiers” ma a differenza dei suoi accusatori, ‘presunte’ vittime di sodomia forzata, sostenne quei giovani fossero consenzienti e caratterizzati da ‘forti tendenze masturbatorie’. Mon Dieu…

E’ consenziente, ad esempio, Guillaume Rous che quando incontrò Arnaud gli chiede maliziosamente: “Vuoi che ti mostri che cosa si può fare quando si ha voglia di avere un rapporto sessuale con un uomo ma non si ha la possibilità di soddisfare il proprio desiderio? Spesso ho afferrato il mio membro con la mano e l’ho strofinato fino a saziare la mia voglia, e posso farti vedere come si fa”. In più Rous ha già avuto una esperienza omosessuale con uno scudiero di campagna quando era giovanissimo e il rapporto con il chierico durerà molti mesi…quali dolci forzature…
Erano pure consenzienti i rapporti intrattenuti con tutti gli studenti di grammatica di Pamiers. Il compagno di cella di Arnaud, tale Pierre Record, chiamato a testimoniare dall’Inquisitore dirà che il canonico gli raccontò che con tre studentelli (Rous, Bernard e Pech) intrattenne un’orgia a quattro nella quale gli uni si esibirono agli altri e viceversa e che Arnaud ebbe un rapporto omosessuale anche prima di essere arrestato mentre tornava da Tolosa. Perché Record avrebbe dovuto mentire?

Ma torniamo alla difesa del pepato personaggio che accennando brevemente ad un calzolaio diciotenne, Germain Formigé, che gli è addirittura saltato addosso si lancia poi di fronte agli inquisitori in interpretazioni teologiche controcorrente in merito alla gravità della sodomia.

Secondo Arnaud era “la sua natura” a renderlo “incline al peccato della sodomia” che pur essendo un peccato mortale “equivaleva a una semplice fornicazione e la deflorazione di una vergine, l’adulterio e l’incesto erano tutti peccati più seri della sodomia”. San Tommaso non era ‘proprio’ dello stesso parere.
Jacques Fournier, l’inquisitore, che credeva di trovarsi di fronte ad un esemplare caso di eresia capisce di essere di fronte all’enorme bomba, ancora inesplosa, del clero gay, e decide di chiudere in fretta il caso per evitare di far cattiva pubblicità sia al clero (non sia mai!) che alla pratica delle confessioni.

Il primo agosto 1324 Arnaud ricompare di fronte alla corte con questi capi d’accusa: usurpazione di sacerdozio, assoluzione invalida, eresia e sodomia. Il sodomita non rinnega nulla e si difende affermando di nuovo che il peccato di carne commesso tra uomini equivale a quelli commessi con le donne dopo il matrimonio ma è inferiore di gravità allo stupro, all’adulterio e all’incesto; i rapporti sessuali intrattenuti con i giovani erano consenzienti e malgrado l’insistenza dei giudici, si guarda bene dal denunciare altri sodomiti. Che l’orgoglio gay vada retrodatato?

Il 9 agosto la corte lo giudica eretico (condannarlo per sodomia avrebbe costretto il reo a passare tra le mani della giurisdizione civile e non ecclesiastica con la possibilità che la sua famiglia intercedesse per una pena più mite) e lo condanna alla pena estremamente dura dell’ “imprigionamento come eretico al Muro strettissimo, pane e acqua, ai ferri, in perpetuo e per non essere mai estratto e liberato”. Qui si perdono le tracce del nostro eroe e gli archivi tacciono sulla fine del sacerdote.

A noi rimane il coraggio di un sodomita che invece di confessare si difese e la preziosa testimonianza storica del vissuto degli omosessuali di una cittadina di provincia all’inizio del 1300 ove almeno 1000 sodomiti, secondo le dichiarazioni di un testimone del processo, agivano indisturbati all’ombra di numerosi conventi.

Alcuni storici, come Le Roy Ladurie, nel descrivere il caso parlano di Verniolle come di un pedofilo ma prendono un granchio. Le testimonianze sono chiare e nessun bambino è coinvolto nel caso. Sempre Le Roy Ladurie, nel suo testo, pone particolare attenzione all’attività di Jacques Fournier “inaccessibile alle suppliche come alle mance, abile nel far emergere la verità, nel tirar fuori le agnelle come dicono le sue vittime quale” e “animatore diocesano di un formidabile tribunale dell’Inquisizione”. Per noi, al massimo, fu un formidabile carnefice, nulla di più.

Per saperne di più…

JEAN, DUVERNOY, Le registre d’Inquisition de Jaques Fournier évêque de Pamiers, Tome III, 1963.
EMMANUEL, LE ROY LADURIE, Storia di un paese: Montaillou Un villaggio occitanico durante L’Inquisizione (1294 – 1324), Rizzoli, Milano 1977, pp. 157 – 163.
MAURICE, LEVER, Les Bûchers de Sodome, Fayard, 1985.
JOHN, BOSWELL, Cristianesimo, tolleranza, omosessualità La Chiesa e gli omosessuali dalle origini al XIV secolo, Leonardo, Milano 1989, p.349 e pp. 494 – 495.
RENE’, WEIS, Gli ultimi Catari La repressione di un’eresia. Montaillou, 1290-1329, Mondadori, Milano 2002, pp. 276 – 208.
YVAN, MATAGON, Amitiès particulières au cæur du cloître, in “Historia”, n° 662, Febbraio 2002, pp. 18 – 21.

(Pubblicato in “Babilonia”, ottobre 2002)

Stefano Bolognini ⋅

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