Arcigay Pride

Tra bilanci lusinghieri del passato e previsioni ambiziose per il futuro si è svolto fra l’1 e il 3 febbraio scorso a Riccione il decimo Congresso Nazionale di Arcigay l’associazione a difesa dei diritti degli omosessuali che conta il maggior numero di iscritti in Italia. Ecco la cronaca.

Tra bilanci lusinghieri del passato e previsioni ambiziose per il futuro si è svolto fra l’1 e il 3 febbraio scorso a Riccione il decimo Congresso Nazionale di Arcigay l’associazione a difesa dei diritti degli omosessuali che conta il maggior numero di iscritti in Italia. In tre giorni presso l’Hotel Savioli Spiaggia più di cento delegati dai circoli politico-culturali e dai circoli ricreativi si sono confrontati per stabilire il futuro dell’associazione.

Era da tempo che si avvertiva, dietro le quinte, la necessità di un dibattito aperto e franco anche perché quest’ ultimo triennio, tre anni è il tempo che intercorre fra un congresso nazionale e l’altro, l’associazione, occupata a incrementare le affiliazioni di locali e nella riorganizzazione interna, è stata investita da disparate polemiche. Le critiche che provenivano sia dall’interno che dall’esterno dell’associazione possono essere riassunte, fuori dai denti, con una domanda: “Ma Aricgay fa realmente qualcosa?”. Seguiamo insieme il convegno alla ricerca di una risposta.
1 febbraio ore 15. Apre le danze in mattinata una conferenza stampa dell’Onorevole Franco Grillini in compagnia della sindaco di Riccione Lorenzo Imola.
Il primo dopo aver definito gli obiettivi del convegno ha ricordato i burrascosi rapporti tra la cittadina e la presenza degli omosessuali. Qualche tempo fa il rappresentante degli albergatori della zona, tale Montanari, aveva sostenuto sulla stampa che i gay presenti in vacanza in romagna avrebbero distrutto il modello turistico della zona. Imola ha prontamente risposto all’Onorevole che attualmente le cose sono cambiate e che a Riccione gli omosessuali hanno “le porte aperte”. In più, lo stesso ha promesso una nuova sede per Arcigay Riccione. Staremo a vedere.
L’inizio ufficiale dei lavori è stato nel pomeriggio con un convegno intitolato “L’amore fuori dall’ombra gay e lesbiche felici di essere”.

Tra gli intervenuti due figure di spicco in ambito accademico e cioè i sociologi Marzio Barbagli e Asher Colombo, che hanno pubblicato recentemente il testo Omosessuali Moderni edito per Il Mulino, e che hanno introdotto il congresso discutendo del cambiamento in seno all’omosessualità attuale tra vecchie discriminazioni e le esigenze delle nuove coppie. A seguito ha parlato Paolo Rigliano, psicoterapeuta che lavora a Milano, sul tema Legami d’amore globali e gioiosi insistendo sulla necessità di “saper proporre un orizzonte culturale e scientifico alternativo a quello che ha avvallato la teoria di omosessualità come patologia, disturbo o deviazione mentale”. Per concludere è intervenuta Chiara Saraceno, dell’Università di Torino, sulle somiglianze e differenze tra gay e lesbiche.

Poi si è passati ad una fase molto attesa di dibattito. Avrebbe infatti parlato l’onorevole Piero Fassino leader dei Ds. La trepidazione in sala si poteva toccare con mano anche perché mai prima di quel pomeriggio nella storia della militanza un leader di partito aveva partecipato ad un Congresso di Arcigay.

Prima di Fassino ha parlato Giampaolo Silvestri, tra i fondatori di Arcigay e attualmente militante nelle liste dei Verdi, che con decisione ha sottolineato l’immobilismo del passato governo di centro sinistra in materia di diritti chiedendosi “Perché certi provvedimenti non sono stati fatti negli anni in cui eravamo al governo?”. Ci si aspettava che Fassino rispondesse alla domanda con il suo discorso che è presto riassunto.

Il leader Ds ha genericamente parlato di diritti civili sostenendo che “la cultura dei diritti si afferma sempre di più” e mettendo in guardia la platea dai pericoli della destra al potere. “Il centrodestra – ha continuato – attua ovunque politiche di forte discriminazione e di selezione”. Da notare che per discriminazione il discorso non si riferiva a quella che riguarda i gusti sessuali bensì alla discussa riforma della scuola Moratti. Fassino ha poi aggiunto poco altro non dicendo una sola volta la parola omosessuale.

La militanza, solo in parte rincuorata dalla presenza di Platinette e di Alessandro Fullin, un attore comico che in serata ha intrattenuto i presenti con lo spettacolo “L’inversione sessuale quale futuro”, già alle prime battute del congresso aveva molto su cui riflettere.

Par condicio vuole che, tra i tanti interventi del pomeriggio, si offra spazio a quello a destra di Enrico Oliari, di Gay Lib e militante in AN, che ha detto: “è sbagliato ritenere che i buoni stanno da una parte politica ed i cattivi dall’altra. Ci sono buoni e cattivi da tutte le parti. Il problema del movimento gay sono i cattolici, presenti in entrambi gli schieramenti”.

A fine giornata una cena comune e le prime reazioni dei delegati: la domande erano molte e poche avevano una risposta: “Com’è possibile che la dirigenza Ds sia caduta così in basso?” e ancora “A cosa assisteremo domani?” oppure per i più spregiudicati: “Mi accoglierà in camera sua quel biondino seduto nella terza fila a destra?”. I sussurri notturni avvertiti dai corridoi fanno presumere di sì.

2 febbraio. Si entra nel vivo dei lavori e apre le danze l’onnipresente Franco Grillini con notizie poco lusinghiere. La stampa nazionale non ha dato alcuno spazio al congresso: “si potrebbe parlare di stampa di regime se anche la stampa di sinistra non avesse fatto la stessa cosa Unità compresa”.
Dopo di lui prende parola Sergio Lo Giudice, presidente di Arcigay, che ci offre una risposta parziale alla domanda dalla quale siamo partiti: “A quanti ci davano per spacciati…abbiamo dimostrato che quelle previsioni erano sbagliate. La rete di circoli politici è attiva e presente sul territorio, il circuito ricreativo ha raddoppiato le adesioni, abbiamo superato la soglia dei centomila soci. L’organizzazione Nazionale si va consolidando. E’ cresciuto il gruppo dirigente allargato, si sono formate nuove competenze, nuove funzioni” e ancora “il livello di progettualità non è mai stato così alto come in questi tre anni: cinque progetti europei, due progetti con il Ministero della Sanità, i corsi di formazione sparsi sul territorio che hanno coinvolto realtà diverse…abbiamo contribuito all’elezione di Gianni Vattimo al parlamento europeo…e realizzato l’obiettivo dell’elezione al parlamento, insieme a Titti de Simone, di Franco Grillini…abbiamo marcato forte presenza di piazza organizzando Pride” e così via.

Detto questo il presidente ha proposto i progetti per il futuro che verteranno su due punti: diventare un’organizzazione di stampo europeo con circoli moderni, competenti ed attrezzati e valorizzare il circuito ricreativo facendo in modo che il marchio Arcigay sia “sinonimo di qualità del servizio, di valorizzazione degli associati, di un’offerta di servizi che dia un contributo forte alla costruzione di un’identità piena, felice, completa da parte dei nostri soci…noi non lasceremo soli i circoli ricreativi, dai più grandi ai più piccoli…stare dentro Arcigay deve diventare segno di qualità ed impegno civile”.

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Lo Giudice concludendo ha rivendicato l’autonomia di Arcigay degli schieramenti politici: “abbiamo molto chiara davanti agli occhi la sequela di imbarazzi, prudenze, aggiramenti, ritardi che da sempre caratterizza il nostro rapporto con le forze politiche della Sinistra”. L’associazione dovrà essere “sempre più il sindacato dei gay e delle lesbiche, un luogo di rappresentanza di un interesse emarginato, di diritti negati: un tema di cui sta a noi porre la centralità, perché nessun altro, in un paese che somiglia sempre più al cortile del Vaticano, ha interesse a farlo se non sotto pressione”.
Il discorso è stato accolto da scroscianti applausi e ha dato il via ad una serie infinita di interventi di delegati che con proposte e commenti hanno in realtà palesato la vitalità della militanza dei circoli territoriali espressa all’inizio del discorso di Lo Giudice. [Per fare un esempio fra i tanti ha preso parola Andrea Benedino, presidente del Circolo Arcigay di Ivrea e consigliere comunale gay dichiarato della stessa città, che ha parlato delle difficoltà che si incontrano nella lotta per i diritti dei gay. La lotta, però, “con una buona dose di impegno può portare ottimi frutti come l’istituzione del registro delle Unioni Civili ad Ivrea”.]

Numerosi delegati hanno preso parola anche per sottolineare le disfunzioni dell’associazione. Sono molte e senza la volontà di aggiungere polemiche alle polemiche il dovere di cronaca ci impone di riportarle. Fabrizio Marazza delegato di Arcigay Antinoo Napoli ha chiesto più chiarezza di ruolo tra la presidenza effettiva, e cioè Sergio Lo Giudice, a cui si chiede “una più marcata visibilità” e quella onoraria, e cioè Franco Grillini. Oltre a questo il giovanissimo napoletano chiede più “trasparenza di procedure, più informazioni sui progetti del Nazionale e una rendicontazione chiara”. Il presidente del neonato Arcigay Cosenza, che coprirà tutta la Calabria, aggiunge la richiesta di “investire in comunicazione ed informazione perché troppo spesso ci si sente distanti dal Nazionale”. A questa richiesta si unisce anche Arcigay Trieste: “non vorremmo che i rapporti tra i circoli territoriali ed il nazionale fossero solo di tesseramento”. Alberini del CIG di Milano per primo accenna con forza alla necessità di una seria lotta all’Aids. Quella sviluppata da Arcigay, ma questo vale per tutte le associazioni nazionali che si impegnano in tale lotta, pare poco produttiva: “Sono stato in Germania – dice – e lì si fa prevenzione all’Aids con i sottobicchieri della birra. Togliamoci il moralismo di dosso e facciamo seriamente prevenzione all’Aids con ‘cazzi’ in vista”. A queste richieste-critiche dobbiamo aggiungere un capitolo a parte di veementi prese di posizione di alcuni delegati contro il discorso di Fassino. Eccovele.

Arcigay Bari afferma: “Fassino non ha citato una volta la parola gay e lesbiche”; Vanni Piccolo aggiunge applauditissimo: “ci sarà ancora una lunga strada da percorrere perché nella sinistra si faccia un discorso serio sulle libertà individuali”; Davide Barba, segretario uscente di Arcigay Nazionale, ribatte: “I Ds non riescono a riconoscere le identità…le parole della sinistra rimangono astrette cosa centrava il discorso di Fassino con l’omosessualità? Non guardare in faccia l’interlocutore è il classico atteggiamento del politico”; De Giorgi, di Arcigay Nazionale, sottolinea duro: ”forse nessuno ha informato Fassino di dove fosse, può darsi pensasse di essere al convegno della Federcasalinghe” e altri comunque tutti d’accordo: una prima Ds tra i fischi.

Lasciamo le critiche e le polemiche per i discorsi propositivi come quello di Alessio de Giorgi, che ha portato proposte concrete chiedendo che il congresso che Arcigay desse il via ad “un inizio di organizzazione regionale”, che attuasse il “federalismo fiscale con più risorse che dal nazionale vadano ai circoli politici” e non viceversa. Oltre a questo secondo De Giorgi è necessario “far diventare il circuito ricreativo di qualità” e “usare di più Franco Grillini”.

Degno di menzione ci pare l’intervento di Pier Fumagalli, gestore della sauna Club 63 di Bergamo, che ha chiesto maggiori controlli nei locali e una attenzione particolare alla visibilità che come tasta ogni giorno con mano da dietro al banco “è l’ultimo traguardo a cui i gay italiani sembrano tendere”.

Da ultimo ma non in ordine di importanza abbiamo ascoltato il discorso di Aurelio Mancuso candidato alla Segreteria dell’Associazione. Ecco la sua proposta circostanziata per la crescita di Arcigay: “dobbiamo costruire alleanze anche inedite…vogliamo rappresentare tutti i gay…li vogliamo organizzare costruendo insieme a loro strumenti concreti che alimentino la socializzazione 24 ore su 24 …i nostri 90 circoli ricreativi e politici così come sono non sono sufficienti” e ancora “dobbiamo sviluppare una riforma organizzativa trasformandoci in una vera e propria organizzazione sindacale” con la costruzione di “gay center in ogni regione d’Italia” e la “riforma del Circuito Uno attraverso la puntualizzazione e il minuzioso rispetto di poche, ma condivisibili regole”.

A questo punto, dopo altri interventi, erano ormai le 18 inoltrate e si sono aperti i lavori delle commissioni organi con l’onere di formalizzare proposte ai delegati. tali proposte sarebbero state presentate la mattina seguente al congresso per essere votate. Qualcuno si è chiesto chi è come mai i componenti delle commissioni fossero già stabiliti a priori e come mai organi così importanti si riunissero soltanto fino all’ora di cena. Un tempo esiguo se pensiamo a quanto ci sarebbe stato da discutere e proporre…Errori procedurali veniali certo, che molti hanno notato, ma in tre giorni di intensi lavori è evidente che qualcosa possa sfuggire.

Per molti delegati la giornata si è conclusa al Classic o in strani movimenti per i corridoi…o nelle stanze o chissà dove presumibilmente a discutere di strategie politiche e gemellaggi ‘intimi’ fra circoli.
3 febbraio. Il giorno del giudizio. Dopo tante parole si vota sui progetti discussi dalle commissioni.

Ebbene prima scontata votazione per la presidenza. Sergio Lo Giudice, unico candidato, è rieletto. Seconda votazione per la Segreteria. Aurelio Mancuso unico candidato è rieletto al posto dell’uscente Davide Barba e da ultimo Franco Grillini è eletto per acclamazione presidente onorario. Il congresso ha poi eletto il consiglio nazionale Arcigay un parlamentino rappresentativo dell’intera articolazione territoriale dell’associazione di cui faranno parte 35 membri. Oltre a questo Arcigay ha stabilito che proporrà alle altre organizzazioni gay d’Europa una piattaforma politica comune in vista delle elezioni europee.

Poi abbiamo seguito altre votazioni più tecniche fino alle due mozioni che forse rappresentano, per noi, le vere novità sul campo. Passa infatti, finalmente, una mozione sulla sensibilizzazione alla lotta all’Aids con l’obbligo di costringere i locali del Circuito Uno a offrire preservativi gratuitamente. E’ ventilato inoltre un grosso accordo con una grossa casa produttrice che fornirà i preservativi personalizzati ad Arcigay in cambio di pubblicità.
E’ bocciata, purtroppo, per una manciata di voti la buona mozione di Alessio De Giorgi sul federalismo fiscale dei circoli che chiedeva che i circoli politici potessero trattenere parte de proventi del tesseramento e che il Nazionale sovvenzionasse i circoli.

Dopo questo e poco altro i saluti di rito che chiudono i lavori del Congresso.
Ma dopo tutte le parole e i discorsi ascoltati abbiamo una risposta alla nostra domanda? Sì.
Arcigay è la più grande associazione che lotta per i diritti degli omosessuali. Arcigay sta crescendo. Arcigay è propositiva e vitale e lo dimostrano i numerosi delegati e i giovani presenti fra il pubblico. Come ogni associazione anche Arcigay ha alcuni problemi da risolvere al suo interno e durante il congresso li ha analizzati e riconosciuti senza nascondersi dietro ad un dito. Nei prossimi tre anni la scommessa di Arcigay sarà risolverli. (Pubblicato su “Babilonia”, marzo 2002).

Stefano Bolognini ⋅

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