L’omosessualità per Barbara Palombelli

Secondo Barbara Palombelli la vita moderna dei gay è ormai serena e normalissima… anche grazie all’Ulivo.

Davide, 17 anni, scrive alla giornalista Barbara Palombelli: “…Sono gay. Chi segue la politica, alla mia età, è in genere o fascio o comunista… Mi accorgo che nei programmi dell’Ulivo viene riservato uno spazio pressoché nullo alla lotta contro l’intolleranza nei confronti dei gay e a favore dei nostri diritti anche più scontati… Dopo alcune battaglie del Partito radicale negli anni Settanta il silenzio è calato sulla libertà delle scelte sessuali e non solo. Cosa ne pensi?”.

La giornalista, su Io donna del 14 dicembre, risponde: “Non ti vene il dubbio che ormai non ci sia più tanto bisogno di quelle battaglie? Vedo intorno a me molte coppie dello stesso sesso che hanno finalmente – grazie alla politica, alla televisione, al cinema, al costume che si è evoluto – delle vite serene e normalissime”. Ve ne siete accorti?

Anche per i giornalisti gay, che hanno accesso alle stesse fonti della Palombelli, la vita degli omosessuali è oggi “serena e normalissima” tanto che le battaglie gay non hanno senso. Eccovi uno spaccato di vita gay ‘tipo’.

I bambini gay nascono come i bambini eterosessuali e fino all’adolescenza le loro preferenze sessuali non paiono destare particolare interesse e/o preoccupazione. Si sa che nei bambini la sessualità è latente. In questa fase vengono comunque impartiti i primi rudimenti di educazione sessuale attraverso una manualistica semplice ed equilibrata che offre un’ottica esaustiva di cosa sia l’omosessualità, senza più insistere su vetuste credenze come quella della complementarietà donna-uomo, con accenni alle cotte infantili per i compagni dello stesso sesso e al rispetto per quei bambini che mal si adattano al proprio genere fisico.

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Passiamo a pubertà e adolescenza gay. Il giovane omosessuale oggi prende immediatamente coscienza di sé, stimolato, innanzi tutto, dalle figure positive di omosessuali che TV, Cinema, politica e costume presentano. Il primo passo del giovane gay di oggi è rendersi visibile informando i genitori, i compagni di classe e gli amici in merito alle proprie preferenze sessuali. L’annuncio è accolto con gioia e soddisfazione da parte di tutti coloro che circondano il giovane. Per l’occasione i genitori, sicuri che prima un figlio si dichiara prima potrà costruirsi una vita felice, organizzano un incontro con il fidanzatino gay, se già c’è, del figliolo e gli regalano per l’occasione una fornitura vitalizia di preservativi alla farmacia del quartiere. Sono finiti i tempi delle botte, delle liti e delle fughe da casa per i gay…

Sicuramente sono state la televisione e la stampa a veicolare questo cambiamento con numerosi film a tematica omosessuale trasmessi in prima serata che mostrano gay accettati e felici. Un esempio tra gli innumerevoli è il film L’imbalsamatore che ripropone le atmosfere giocose di Ai cessi in taxi o Questa è la vita di Aldo Giovanni e Giacomo che ha sostituito, non come avrebbero fatto 30 anni fa alla battuta “Che Guevara era finocchio!” il più è più politically correct “Che Guevara era un ‘cavolfiore’!”. Pensate poi che la parola “frocio” è stata eliminata dal vocabolario e l’epiteto che più si legge sui muri, di questi tempi è “etero di m.”.

A scuola, ambito tra i più frequentati dal giovane gay tipo, non esistono problemi con una totale accettazione dell’omosessualità dal gruppo classe, gruppi di attivisti omosessuali, distribuzione di chiaro materiale informativo sulla lotta all’AIDS e i libri di testo che dopo l’istituzione della apposita commissione ministerial-censorea presentano efficaci ed equilibrati rimandi all’omosessualità a seconda della diversa materia di studio.

Nel tempo libero il giovane gay può scegliere di frequentare luoghi di aggregazione sia gay che misti ed in entrambi può esprimersi liberamente senza rischiare di essere apostrofato, etichettato, messo ai margini o semplicemente picchiato. Non ce lo ricordiamo più ma una volta capitava anche questo. Vi dia la misura di questo epocale cambiamento e cioè della fine della battaglie gay annunciato dalla moglie di Rutelli la sconfitta del suicidio giovanile degli omosessuali.
Abbreviamo le ultime fasi della vita di un gay tipo che sono visibili coque anche al lettore. Dopo i 25 anni, inutile aggiungere che anche l’università è friendly ed esistono numerose cattedre che studiano l’omosessualità, il giovane gay si pacsa o sposa a seconda del credo religioso (anche i cattolici hanno accettato l’omosessualità e i preti gay sono preposti a celebrare il matrimonio gay, ndr.) con il compagno. I due, o più a seconda delle preferenze, comprano casa generalmente aiutati da un contributo statale per le giovani coppie. Il gay arrivato a quest’età cerca un lavoro che lo soddisfi ed è evidente che siano ormai finiti i tempi delle discriminazioni sul posto di lavoro e che anche nell’esercito gli omosessuali visibili sono molto richiesti per le loro capacità operative in assenza di luce. Poi passano gli anni si adottano uno o più figli e se la coppia non funziona ci si può tranquillamente rivolgere ad un consultorio familiare statale che offre sagge informazioni anche ai gay. Prima o poi tocca anche ai gay la vecchiaia con i suoi acciacchi e, è triste dirlo, uno dei partner morirà lasciando l’eredità all’altro che poi alla morte la lascerà ai figli e come in ogni fiaba che si rispetti il gay tipo “Visse felice e contenta…”

Peccato che a fiabe come questa possano credere solo i bambini. Alla Palombelli non crede più nessuno. (Pubblicato in “Babilonia”, marzo 2003).

Stefano Bolognini ⋅

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