Storia perduta (Beit editore)

Storia perduta è un romanzo gay sloveno, pubblicato nel 2001, che è curiosamente comparso in traduzione italiana solo nel 2010, grazie ad un finanziamento fortunosamente concesso dall’Agenzia pubblica del libro della Repubblica Slovena all’editore Beit.

Ed è un bene perché è rappresentativo di un universo culturale gay contiguo e sovrapponibile a quello italiano ma totalmente ignorato nel nostro Paese.

Storia perduta potrebbe essere tranquillamente ambientato a Milano o Bologna, senza perdere la sua disarmante vena di romanzo verità.

Ed è un romanzo profondamente realistico tanto che l’autore, Brane Mozetic, poeta, scrittore, traduttore, ed editore del mensile gay sloveno “Revolver”, nelle prime righe finge di aver trovato un manoscritto che avrebbe riprodotto fedelmente nel libro.

Il gioco, anche se già letto altrove, è l’occasione per Mozetic di raccontare una frizzante Lubiana tutta gay, sesso, droga e musica tecno.

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Il protagonista e fidanzato, in coppia spalancata, indulgono giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese in party a base di droghe pesantissime, notti ed albe in discoteca, conditi con una scopata via l’altra con giovani alle prime armi con il rodaggio del proprio orientamento sessuale, ma molto esperti nell’uso di stupefacenti.

Nel libro però non c’è spazio per riflettere, soffrire, ragionare e persino per peccare: un’altra pasticca di ecstasy è pronta per ricominciare a stordirsi.

E’ il ritratto di una Lubiana che è un po’ Milano, Roma o una qualsiasi altra città italiana dove gruppo di omosessuali “impasticcati”, seppure in minoranza nella comunità gay, indulgono senza una prospettiva di vita apparente in un arruffato e continuo miscuglio di corpi, anime e chimica.

Storia perduta non è italiano solo nella capacità dell’autore di raccontare con freschezza e senza giustificazione alcuna quella che può essere una tra le possibili esperienze gay di ricerca dell’amore: quella del disimpegno, dal piacere e della chimica.

Qualunque romanziere italiano d’oggi con questo materiale umano tra le mani avrebbe parlato di peccato, male o vizio, ma a Lubiana non c’è tempo: un altro culo sodo, l’ennesima canna da rollare e un rinnovato cielo psichedelico sono pronti per essere nuovamente goduti.

Stefano Bolognini ⋅

2 commenti

  1. luigi tenco

    Leggendo il libro si può notare come l’autore anche se non mostra il suo pensiero sulla vicenda riesce a far avere al lettore ribrezzo e desiderio di questa Lubiana, questo atteggiamento è molto verista e sbagli nel dire che questo materiale in italia avrebbe parlato solo di peccato, male o vizio, perché ti ricordo che alla fine dell’ottocento in Italia nasce e si sviluppa, dopo la seconda guerra mondiale ha perso stimatori, ma sono sicuro che qualcuno lo riporterà in vita ;-)

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