Silvestri: “Temo l’omofobia strisciante delle destre in Europa”

Il racconto del senatore di ritorno dal Gay Pride Zagabria

Gay pride Zagabria 2007 - Foro Kalamita-Wikicommons

Ai primi di luglio ha marciato un teso gay pride croato. A rappresentare la militanza italiana, con bandiere dell’arcigay, c’era il senatore Gianpaolo Silvestri. Ecco il suo racconto.

Luxuria è stata al pride di Roma, di Mosca e a quello di Istanbul, Grillini è rimasto in Italia, tra Roma, Torino e Catania. Tu, oltre a Roma, sei sceso in piazza a Zagabria. Perché la Croazia?

Sono stato invitato dagli organizzatori. Il pride croato è inoltre un momento importante perché il paese dovrà entrare nell’Unione europea ed è membro del Consiglio d’Europa di cui sono componente.
È un piccolo paese, con tensioni sociali forti…
In effetti conta quattro milioni di abitati. Un quarto di loro vive a Zagabria e le tensioni derivano dall’autonomia recente e dalla guerra appena terminata.
Gli omosessuali dal luglio 2003 hanno una legge sulle unioni civili. Per quello che hai visto ed ascoltato, come vivono?
La situazione è davvero paradossale. Il Presidente della Repubblica ha aderito al pride 2007 che ha pure ottenuto una cospicua copertura mediatica. In piazza c’erano però, soltanto trecento persone, con un imponente servizio d’ordine.
Stando ai militanti gay del gruppo di Zagabria il minimo di agibilità fisica e politica per gli omosessuali è concesso solo nella capitale.
La cultura del Paese è profondamente omofobica e legata al nazionalismo, l’integralismo e i retaggi della destra classica croata e alla Chiesa cattolica. Questi elementi sono fusi nella diffusione di un forte sentimento antigay.
Per farti un esempio i reduci della guerra hanno raccolto diecimila firme contro il pride, accusando i gay di non aver combattuto. A me, il fatto presunto che non abbiano combattuto, sembra splendido…

Raccontaci la manifestazione.

Il percorso era brevissimo, circa 500 metri, ma il dato positivo, è che il Governo aveva fatto mettere bandiere rainbow nella piccola piazza della città dove si è conclusa la manifestazione con un concerto.
Lungo il percorso la polizia ha fermato tre giovanissimi, tra questi una ragazza di sedici anni, che stavano per lanciarci delle molotov. Abbiamo ricevuto qualche insulto, ma anche segnali di stima ed affetto e il corteo ha suscitato applausi e curiosità.

Possibile un’aggressione in pieno giorno ad un corteo…

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Dopo il concerto sono avvenute ben sei aggressioni, non pesanti, ma due persone sono finite al pronto soccorso. L’aggressione in pieno giorno rileva evidentemente la complicità della cittadinanza con quei delinquentelli.
Con la Chiesa e le destre legate a dare loro legittimazione…

A me pare che il legame tra destra e religione si stia diffondendo in tutto il mondo.

I teorici più significativi del movimento glbt hanno indicato l’alleanza delle religioni monoteiste e della destra tecnocratica, neocon e teodem, come i due volani della contro-riforma sui diritti, e non sto parlando solo di diritti gay. Monoteismi e destre si legittimano a vicenda, perché nella crisi forte delle ideologie producono identità forti. Sono però identità di morte, le vere identità sono quelle in grado di contaminarsi.

A tuo parere si può parlare di un ritorno dei fascismi in Europa?

Sì, io temo che la campagna demagogica populista che accompagna la crisi politica di questi giorni anche in Italia, in riferimento ai costi della democrazia, sia il preludio a qualcosa di molto simile al fascismo.

Anche il mensile spagnolo “Zero” questo mese pubblica un preoccupato editoriale sul ritorno dei fascismi in Europa. Come dovrebbe comportarsi la comunità gay di fronte a questo pericolo.

Sono due, a mio parere, le strade da seguire.
La prima, e mi rivolgo agli uomini e donne del movimento che politicamente sono schierati con il centro-destra, perché comprendano che quello che sta accadendo non è uno scherzo e le firme contro i gay preludono ad una discriminazione forte sia in agibilità che in esistenza.
Secondo, è necessario contare molto sull’autonomia organizzativa del movimento, sulla propria rabbia e forza, e nel contempo tessere tutte le alleanze possibili, sia partitiche che di movimento che culturali, con chi è interessato a far si che le libertà siano effettive per tutti.
Ci sarebbe anche una terza via, più interna, sarebbe necessario potenziare i locali e le iniziative imprenditoriali, nonché le strutture editoriali. La stampa è uno strumento utile a rimarcare la nostra esistenza… e la grande imprenditoria italiana, è ancora troppo distante dalla comunità gay. (pubblicato in Gaynews.it, settembre 2007).

Stefano Bolognini ⋅

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