Gay rider

Aprono i gay pride in sella alle loro due ruote: sono i motociclisti gay. Li abbiamo incontrati.

Immagine Wikicommons

“Be’ ecco, ho dato un’occhiatina e ora posso tranquillamente affermare che ne so meno di motori di quanto ne sapessi prima…”, si arrende Mitzi, omosessuale tra i protagonisti del film Priscilla la regina del deserto, di fronte a un motore in panne.

Al contrario, si trova completamente a suo agio con i cilindri e i pistoni della sua Honda (una CBF 1000) Enrico Giordani, presidente del Comog, il Coordinamento moto gay e lesbico: “Mi intendo abbastanza di motori, sono ingegnere meccanico e sin da quando ero un bambino tutto ciò che si muoveva, ed aveva almeno una ruota, m’incuriosiva”.

La passione per le due ruote, comune a molti gay e lesbiche, è la benzina dell’associazione che dal 2001 ha incominciato a macinare chilometri, organizzando moto-raduni.

“Sono socio da due anni”, ci spiega Danilo, il referente del gruppo per la Lombardia, “e il primo contatto con l’associazione è stato proprio un raduno, sul Lago Maggiore, che ho raggiunto con il mio compagno.

Ero un po’ titubante, avevo l’idea del motociclista gay tutto in pelle e borchie… invece ci siamo trovati immediatamente a nostro agio. Oggi riusciamo ad essere fino a quaranta moto per raduno e personalmentepreferisco i giri di più di un giorno. Si sta a stretto contatto con altri motociclisti, ci si conosce e si diventa affiatati. E poi ristorantini, la strada, le attrazioni turistiche, un’Italia che si vede poco dalle autostrade, la libertà…

Lo spirito è come quello dei raduni… chiamiamoli “etero”. Il denominatore comune è evidentemente la moto. Un gruppo di gay e lesbiche offre, in più, la possibilità di condividere e relazionarsi anche su di noi. Dimenticavo, mi sono tolto uno sfizio e ho preso una Bmw Endur: quelli del gruppo già mi prendono in giro, dicono che come tutti coloro che hanno la regina delle moto li guarderò dall’alto in basso…”.

Scesi dalla sella i soci animano, sul sito www.comog.it, un partecipato gruppo di discussione, nel quale scambiano informazioni tecniche o di viaggio. In questo momento due sono i dibattiti che vanno per la maggiore: il cambio delle gomme di una iscritta e la scelta della nuova moto di Paola.

“Ho ricevuto ben sei pagine di consigli, dal cambiamento di cilindarta a quello di marca e anche allo stile di guida”, racconta la centauro. “Mi spiace lasciare la mia Suzuki SW 650, ma dopo tanto dibattere mi sembra di aver trovato una soluzione. Le discussioni sono anche ludiche, e Comog mi ha entusiasmato da subito. Mi sono presentata e c’era anche una coppia etero: sono aperti al confronto con tutti.

Ci sono tante donne appassionate di moto, io lo sono da quando sono piccolissima e mia zia mi metteva in sella sulla moto di mio cugino, ma è difficile portarle nel gruppo, sai: farle svegliare presto la mattina per il giro…”.

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Una partecipata appartenenza alla comunità gay è il tratto distintivo dell’associazione sempre presente alle iniziative del movimento gay.

“Il vantaggio di essere motociclisti”, ci spiega Giordani, “è quello di dare il via ed essere sempre in prima fila ad ogni gay pride. Penso che sia l’unico raduno che prepariamo lucidando la sera precedente la nostra due ruote… non nascondo che siamo attenti all’aspetto-vetrina”.

E che vetrina, tra cromature e bicipiti…

“In effetti [ride] ci scrivono molti appassionati di… motociclisti… ‘Sai non ho la moto… però…’. Ovviamente ci fapiacere, ma per iscriversi al nostro gruppo ci vogliono almeno 250 cc di cilindrata e poi il mito del motociclista tutina e mani sporche di olio è un luogo comune. Come la mettiamo con le donne motocicliste? Sono moltissime, nella nostra associazione.

Insomma, esistono pure gli appassionati tutti borchie e birra, e non posso nasconderti che ai raduni internazionali ci si guardi con un certo occhio di riguardo… ma in Italia siamo più tranquilli”.

E in effetti è semmai il Moto Leather Club Veneto (www.mlcv.it), un altro gruppo di motociclisti, il più attento ad aggregare ed informare i simpatizzanti della cultura leather-biker.

I centauri arcobaleno sono stati accolti con sorpresa dall’associazionismo storico dei motociclisti, ma dall’asfalto stanno ottenendo piccole e grandi vittorie.

““Motociclismo”, il nostro mensile, ha parlato di noi”, è soddisfatto il presidente del Comog “e quest’anno per il motogayo, il raduno nazionale che faremo in Toscana il 21 e 22 luglio, un’associazione non gay di motociclisti ci ha chiesto di collaborare. Abbiamo poi organizzato un raduno europeo, Pomarance, nel 2004. Eravamo ben 145 e il sindaco della cittadina, a sorpresa, è venuto a salutarci e a portare gli auguri della comunità locale. I partecipanti stranieri erano strabiliati…”.

Comog non esaurisce però il panorama del moto-associazionismo gay italiano.

Tra gli altri gruppi, che collaborano manubrio a manubrio,il GAM (Gruppo alternativo motociclisti, www.infogam.info): “Abbiamo un nostro calendario”, dichiara Claudio Casale, presidente Gam direttivo Leather club Roma “ed iniziative in comune. L’unica differenza con il Comog è nella distribuzione territoriale: siamo per la maggior parte di centro-Italia e siamo, poi, legati ad Arcigay sport. Ci vedrete al gay pride di Roma il 16 giugno per il Bikerun 2007, con 120 motociclisti di tutta Europa. L’impegno dei motociclisti gay per la manifestazione è totale, anche se è previsto uno sciopero di benzinai. Non ci occupiamo di politica, ma siamo schierati inevitabilmente. Come si può non esserlo?”. (pubblicato in “Pride”, n. 96, giugno 2007).

Stefano Bolognini ⋅

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