Chiedete ai genitori

Come vivono il coming out i familiari dei gay italiani? Sul fenomeno non ci sono dati. Ecco perché, per colmare il vuoto, è partita in Italia un’ampia ricerca sociologica, a cui siamo chiamati a contribuire.

Sulle reazioni dei genitori italiani alla rivelazione dell’omosessualità di una figlia o un figlio esistono molti aneddoti e nessun dato. Tutti hanno sentito dire di “quello a cui i genitori…”. e di “quella che, quanto l’ha detto…”. Quando però si cerca di conoscere concretamente questi casi, magari per cercare di trovare soluzioni, i dati svaniscono

Ecco perché l’Agedo, l’associazione dei genitori di persone omosessuali, ha unito le forze con il “Dipartimento di ricerca sociale dell’Università del Piemonte orientale Amedeo Avogadro” per inaugurare la prima ricerca italiana sul tema.

Si intitola: Family matters: sostenere le famiglie per prevenire la violenza contro giovani gay e lesbiche, ed è finanziata dall’Unione europea che ha l’obiettivo di rendere la famiglia, quella tradizionale, un luogo di sostegno per gli omosessuali invece che un crogiuolo di stigma e pregiudizio. La ricerca si svolgerà in parallelo anche in Gran Bretagna e Spagna, per cercare di ottenere un ritratto dell’atteggiamento delle famiglie europee rispetto all’omosessualità. E verificare se ci siano differenze, e se sì quali.

Nella ricerca (il progetto è reperibile qui), come ci spiega Chiara Bertone, coordinatrice scientifica del progetto “una parte, quella che spetta a noi italiani, darà voce alla famiglie. I partner inglesi lavoreranno sull’associazionismo dei familiari di omosessuali e la Spagna cercherà di capire quale sostegno offrono le istituzioni alle famiglie con figli omosessuali”.

L’Italia ha la grossa responsabilità di colmare una zona grigia nelle ricerche sociologiche e cioè “dare ai genitori degli omosessuali la voce che non c’è, se non in ricerche piccole. La sociologia, negli ultimi anni, si è concentrata sul punto di vista dei figli. Noi vorremmo invece dare voce alle famiglie per capire cosa significa ricostruire i rapporti familiari quando un figlio o una figlia fa il coming out.

“Lo scopo ultimo è migliorare le nostre conoscenze per creare strumenti davvero utili per il sostegno alle famiglie nel processo di accettazione dell’omosessualità, e perché siano un’agende di contrasto della violenza e dell’omofobia che subiscono i figli.

Alla fine della ricerca produrremo un video con la voce dei genitori, un manuale educativo, e un sito web con le esperienze delle associazioni di familiari europee”.

Per ottenere questo risultato è necessario l’aiuto da parte dei figli.

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Agedo e le ricercatrici chiedono, a coloro che hanno fatto il coming out tra i 14 e i 22 anni, un piccolo sforzo per far compilare un questionario anonimo ai propri genitori. “Tutti ci dicono che è molto difficile”, spiega la Bertone, “e il nostro obbiettivo, per una ricerca ampia, è arrivare ad almeno 300 questionari. Noi siamo ottimiste, e scommettiamo sulla voglia dei genitori di raccontarsi e di offrire il loro contributo. Sta funzionando molto anche l’effetto rete ed invitiamo coloro che, per diverse ragioni, non possono partecipare direttamente alla ricerca, di aiutarci almeno col passaparola. Il loro contributo può essere davvero fondamentale”.

Noi, incuriositi e convinti della serietà del progetto, abbiamo partecipato a Family matters.

Abbiamo telefonato allo 0131 283726 (che risponde il martedì dalle 14 alle 17, ma si può contattare anche Agedo 02 54122211, o scrivere una mail a progettodaphne[@]sp.unipmn.it o ricerche[@]agedo.org) e siamo stati invitati a recarci nella sede Agedo di Milano (anche se mi erano state offerte numerose e comode altre modalità di partecipazione) a ritirare i questionari.

I miei si sono prestati alla compilazione, rigorosamente anonima, e che hanno effettuato individualmente, senza battere ciglio: “Aiutatemi ad aiutarci”, devo aver arzigogolato preventivamente.

Per un’ora scarsa hanno risposto a domande sia sul coming out, che sul sostegno di parenti, associazionismo e servizi.

Il dopo-questionario (intanto ho inviato via posta il loro lavoro, seguendo le precise istruzioni che mi sono state offerte) è stato stupefacente, con mamma e papà a riflettere sul percorso di crescita comune. “Prima del coming out non avrei risposto così”, borbottava papà, che considera ancora l’omosessualità una naturale devianza mentale, ma che, oggi, crede che sia un percorso che può portare alla felicità, mentre mamma lo correggeva puntigliosamente con le ultime ricerche scientifiche reperite chissà su quale numero di “Donna moderna”.

Per partecipare al progetto c’è tempo fino a fine luglio. L’esperienza italiana sarà “pilota” e se la ricerca avrà esiti positivi, sarà svolta anche in altri paesi europei.

Abbiamo un’ottima occasione per dimostrare che almeno sulla ricerca sull’omosessualità in famiglia siamo all’avanguardia.

Allora che aspettate a partecipare? Di più: è Agedo a chiedercelo, e quando mamma e papà chiamano… (pubblicato in “Pride”, n. 95, maggio 2007)

Stefano Bolognini ⋅

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