L’europa e le unioni civili

Un convegno organizzato a Brescia fa il punto della situazione: in Europa molti passi avanti mentre l’Italia resta al palo

“L’annosa questione unioni civili pare presentare elementi di novità con l’introduzione dei Pacs francesi. Il muro dell’Europa a fede cattolica pare spezzato e si intravede un futuro di notevoli cambiamenti”. Questo si evince dalla conferenza “Unioni civili nella legislazione internazionale” tenuta da Ezio Menzione su iniziativa Dell’Arcigay “Orlando” a Brescia il 30 novembre 1999.
La situazione generale pare variegata e fluida.

Il nord Europa, Danimarca in testa, già da tempo riconosce “registred partnership” cioè unioni distanti dal matrimonio, ma che del matrimonio hanno gli effetti e che possono essere contratte anche da persone dello stesso sesso. L’accettazione di tale soluzione è dovuta alla ferma volontà politica di istituzionalizzare rapporti di convivenza che, secondo studi condotti, sono già una realtà sociale.
Gli olandesi, riconosciute le unioni civili, continuano la battaglia per ottenere il matrimonio religioso sulla base dell’indisponibilità del movimento gay a qualsiasi tipo di discriminazione.
Se anche per la Svezia il panorama legislativo pare roseo, il movimento a distanza di qualche anno dall’accettazione dell’istituzionalizzazione della coppia si trova a tirare le somme. Al Convegno “Stare insieme”  tenuto a Pisa e patrocinato dal Ministero per le Pari Opportunità  è emerso un dato che crea sconcerto. Le richieste di “matrimonio” sono esigue e un paese piccolo come la Svezia ha avuto soltanto 500 iscrizioni. Coloro che fruiscono di questo diritto lo fanno in età relativamente avanzata quasi che l’unione sia l’approdo di un rapporto consolidato. Il dato non deve meravigliare perché i paesi nordici non hanno ancora sconfitto i pregiudizi nei confronti dell’omosessualità.
L’adozione è il tabù che nel Nord non si è ancora spezzato. Alcuni paesi degli Stati Uniti e dell’Australia concedono l’adozione di bambini difficili a coppie di omosessuali quasi che il gay debba dimostrare di essere doppiamente capace per ottenere quello che per gli altri è normale. L’Olanda  che già concedeva ai single l’adozione sta attuando una sperimentazione che consiste nell’affidare una percentuale di bambini a coppie gay. Trascorsi sette anni verranno studiati gli effetti dell’affidamento.
Accanto a questi paesi si vanno allineando i Lander germanici con proposte in linea con quelle nordeuropee che vanno dall’assistenza sanitaria, al dovere di sostentamento reciproco e all’ereditarietà tra coniugi.
In Inghilterra sono stati proposti alcuni disegni di legge ma nessun iter è iniziato. La crisi dei conservatori è di buon auspicio, ma gli inglesi devono far ancora i conti con una legislazione omofoba. Il paragrafo 28  vieta di parlare positivamente di omosessualità nelle scuole pena alcune sanzioni economiche. Il paragrafo non viene applicato, ma è negativo perché in astratto potrebbe esserlo.
In Francia il panorama si è mosso. Dopo quattro passaggi in parlamento, nei quali è mancato il numero legale per l’evidente non volontà di esporsi all’elettorato anche da parte dei progressisti, la legge sui PACS è diventata realtà. Le promesse di Lionel Jospin sono state mantenute anche grazie ai media che hanno dato rilevanza ad un fenomeno minoritario. Il progetto però cammin facendo è mutato. Si sono ottenuti patti privati che concedono principalmente diritti di eredità, assistenza sociale, cittadinanza e affitto; soluzione all’apparenza culturalmente arretrata. Si tratta comunque di un compromesso che ha portato ad una grossa vittoria, alla possibilità che la legge non potesse passare si è preferito agire sulla sostanza
In Spagna si è sfiorato per ben due volte il riconoscimento, mancato per i due voti dei rappresentanti della Canarie. Il riconoscimento di registri di unioni esiste però in Catalogna e, a macchia di leopardo in molte cittadine.
In Italia giacciono da tre legislature proposte per il riconoscimento delle coppie di fatto. La proposta  di Luigi Manconi sul riconoscimento delle convivenze che andrebbe ad agire su reversibilità pensionistica, assistenza sanitaria, successione,  affitto ed adozione è criticata dal movimento gay perché richiede quattro anni di convivenza per l’iscrizione al registro e pone alcuni dubbi in tema di successioni. Nella legislatura attuale, oltre alla proposta Manconi, che nel tempo ha perso l’apertura nei confronti dell’adozione, è presente una legge trasversale dell’onorevole Gloria Buffo che rispecchia in tutto e per tutto la proposta dell’Arcigay e quella dell’On. Antonio Soda che muove dalla richiesta di maggior penalizzazione nei confronti degli atti discriminatori e chiede il riconoscimento di unioni affettive. Solo quest’ultimo disegno di legge è stato discusso in commissione parlamentare, ma se la prima parte è evidente che possa passare velocemente la seconda pare ben lungi dall’essere praticata.
È necessario ricordare che se le proposte di segno favorevole rimangono ferme l’opposizione lavora comunque e giornalmente transitano in Parlamento leggi che, non espressamente, ma agli effetti, non lasciano spazio alle coppie omosessuali.
Anche il ministro Laura Balbo ha presentato una proposta parallela a quella dell’On. Soda sull’inasprimento delle pene per gli atti discriminatori. In sostanza però, tale inasprimento pare inapplicabile. Si aggiunge alla proposta l’istituzione di patti simili a quelli francesi. L’idea che si voglia partire da un compresso non piace, a ragione, al movimento gay e potrebbe creare una frattura in una trincea di per sé difficile. In Italia è possibile muoversi attraverso scritture private in tema di successione e affitto che ricalcherebbero in toto i Pacs francesi. Il movimento gay, secondo Menzione può scendere a compromessi solo per quanto riguarda l’adozione “Sono duemila anni che aspettiamo di sposarci, possiamo aspettarne ancora 5 per i figli”.
È opportuno sottolineare che in Italia l’approdo alle unioni civili pare difficoltoso, sia per il l’acuta omofobia degli ambienti cattolici e per il settore conservatore spaventato dalle mutazioni sociali. Anche gli omosessuali, diretti interessati alla questione, hanno notevoli colpe. In Italia pochi sono i dichiarati e non esiste coscienza gay. L’immaturità preclude l’acquisizione di diritti. A dimostrazione di quanto detto una coppia gay soltanto iscritta al registro delle unioni civili di Pisa.
La battaglia sui registri cittadini pare ora accantonata dato che si sta parlando di un riconoscimento nazionale che potrebbe avere un valore effettivo e non puramente simbolico.
Pare che le acque si siano mosse, è  ora però che gli omosessuali italiani raggiungano maggior coscienza di loro stessi. Solo una forte volontà, e una decisa coesione può portare al cambiamento. (pubblicato in “Babilonia”, gennaio 2000)

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