Al via la campagna del Governo contro l’omofobia

Il Ministero per le pari opportunità ha dato il via alla prima campagna di comunicazione sociale governativa contro l’omofobia. Proviamo a valutarla.

“Omosessuale, eterosessuale: non importa, nella vita certe differenze non possono contare”, “Rifiuta l’omofobia, non essere tu quello diverso”, sono gli slogan della campagna ministeriale a cui il Ministero per le pari opportunità ha dato il via nel novembre scorso. E’ la prima campagna governativa sul tema mai diffusa nel nostro paese.
Così il centro-destra, dopo la bocciatura del disegno di legge contro l’omofobia, grazie al Ministro Mara Carfagna, lo stesso che tempo fa ebbe a dire che gli omosessuali sono costituzionalmente sterili, mette un cerotto all’allarme omofobia che ha scosso il paese, mantenendo una delle promesse fatte all’associazionismo gay in ottobre.
“Sono riuscita a rompere un piccolo tabù facendo rientrare la lotta all’omofobia tra i compiti del Governo”, ha dichiarato il ministro che ha pure rilanciato la legge anti-omofobia: “a breve presenteremo un decreto legge contro l’omofobia che possa trovare tutti d’accordo e che possa contribuire al rispetto della diversità”.
Ma vediamo nei dettagli la campagna ideata dalla Young & Rubicam, un’agenzia di creativi di Roma per un investimento di circa due milioni di euro in uno spot in onda su tutte le televisioni, una striscia radiofonica e opuscoli da distribuire nelle scuole.
Il volantino, nero funerale, riporta uno degli slogan e in un testo del tutto condivisibile chiede di rifiutare l’omofobia perché “chiunque può essere il prossimo oggetto di persecuzione” e “vittima di questa superficialità discriminatoria non è solo l’omosessuale, è la società intera”. Ancora, il flyer spiega che “l’omofobia, è l’avversione immotivata e irrazionale alle persone omosessuali. Come tutte le fobie, l’omofobia è una paura patologica. E’ il terrore dell’intimità con lo stesso sesso, che spesso nasconde l’angoscia di guardarsi nello specchio fino in fondo… L’omofobia è una malattia dalla quale si può guarire” . Questa definizione fatta propria e diffusa dal centro-destra suona come una rivoluzione considerate le numerose voci di esponenti dell’area che negavano addirittura, almeno fino a ieri, l’esistenza e la portata del fenomeno.
Il video diretto da Laura Chiossone, ancora a tinte cupe, mostra un’ambulanza che corre a sirene spiegate con una donna ferita o ammalata, il compagno o un amico che l’assiste,un infermiere e l’autista. I volti sono tirati e la voce fuori campo rivolta all’autista dell’ambulanza spiazza un poco: “Di quest’uomo ti interessa sapere di più se assomiglia a suo padre a sua madre o non ti importa?”. L’inquadratura stacca e mostra un infermiere che spinge la paziente in barella mentre la voce ci chiede se ci interessa il suo numero di scarpe o se non è importante. Poi compaiono due infermieri, un uomo e una donna, che evidentemente attendono l’ambulanza in ospedale. La voce insiste: “di loro ti interessa sapere se sono omosessuali o eterosessuali o non ti importa. Nella vita certe differenze non possono contare, rifiuta l’omofobia”. Se il nesso tra somiglianza ai genitori, numero di scarpe e orientamento sessuale pare un poco azzardato ciò che balza immediatamente agli occhi è l’ambientazione sinistra del video, quasi un thriller. L’intento dei creatori è, ce lo spiega un articolo comparso sul web, “far diventare lo spettatore testimone di una situazione di profondo coinvolgimento emotivo, inducendolo ad esprimere una propria scala valoriale attraverso la quale giudicare ciò che sta accadendo davanti ai suoi occhi. Alla fine dello spot lo spettatore si renderà conto che nei momenti davvero importanti della vita ciò che realmente conta è la persona, con le sue capacità e doti individuali, e non il suo orientamento sessuale”.
Com’era prevedibile il video ha diviso la comunità gay e sul web le critiche, fotogramma per fotogramma, di utenti anonimi sono decine e sembrano inquadrare alcuni dei limiti del messaggio sociale.
Eccone alcune, in ordine sparso: “Ma che spot è? Dovresti rispettarmi perché ti salvo il culo?”; “Orribile… ovviamente chi è che viene trasportato dall’ambulanza? Una bella coppia etero con anello nuziale bene in vista. Che meschinità poi paragonare l’omosessualità col numero di scarpe… Che orrore… Invece di far vedere l’amore, gli affetti, il rispetto…”; “bello, il pietismo è diventato un modo molto geniale per inculcare in una cultura omofoba il rispetto e la considerazione… Come dire: ti rispetto perché , in punto di morte, non sei diverso da me…”; “”Non essere tu quello diverso”. Praticamente sono riusciti ad usare il concetto di diversità come insulto. Evviva il ministero delle pari opportunità”. Persino il portale web gay.tv ha stroncato sonoramente la campagna: “Il claim risulta quantomeno discutibile: presuppone che “qualcuno” sia diverso; implica che la “diversità” sia qualcosa di automaticamente negativo e invita alla civiltà (il rifiuto dell’omofobia) in termini di adeguamento conformista. Abbastanza superficiale. Tendenzialmente poco d’impatto [sic!]. Decisamente controverso. Non essere tu quello diverso… ma diverso da chi?”.
Dall’altra parte non mancano i molti che, più timidamente, insistono sui pregi della campagna: “Lo spot va bene, ma è davvero vergognoso che nel 2009 in Italia ci sia bisogno di uno spot del genere perché ogni fine settimana qualcuno deve aggredire sti gay,ma basta”; “il video è proprio triste… ma meglio di nulla, almeno “qualcosina” si sta muovendo”; “a me non dispiace. E’ delicato, essere omosessuali è normale. Siamo omosessuali, siamo uguali. Io lo sono e non mi sento diverso da nessuno”. Insomma lo spot sicuramente non è passato inosservato.
Ad offrirci un parere strettamente tecnico sulla campagna è l’Osservatorio campagne di comunicazione sociale (occs.it). Uno dei fondatori è Enzo Cucco, noto militante gay torinese: “Della comunicazione sociale si valutano target, obiettivo e mezzi impiegati. I mezzi impiegati ci paiono importanti, lo spot si vede già in tv nelle fasce di maggior ascolto e sulla stampa. Sul target, e cioè a chi è diretta la campagna, purtroppo il ministero non ha rilasciato una scheda tecnica. Considerata la diffusione possiamo dire che la campagna è molto generalista e cioè diretta alla popolazione che non sa nulla dell’omofobia e non si pone il problema di che cosa sia. Da questo punto di vista sicuramente il messaggio scelto è efficace perché incomincia a sollevare la questione all’opinione pubblica partendo correttamente da ciò che pensa la popolazione: la vita privata è privata quindi non importa se uno è omosessuale o meno. Da qui all’omofobia o ai perché l’omofobia vada stigmatizzata il passaggio è meno chiaro. Nello spot c’è anche un contro-messaggio: sembra che l’omofobia colpisca solo coloro che rendono pubblica la loro omosessualità. Comunque il nostro giudizio sui contenuti resta positivo. Quanto poi sia efficace contro l’odio manifesto francamente non lo so, sicuramente sarà efficace per la presa di coscienza che l’omofobia esiste. Comunque non c’è niente di più difficile che costruire campagna di comunicazione sociale efficace. Dati questi limiti questa campagna è davvero un primo passo avanti”.
Anche l’associazionismo è su questa linea d’onda, ma tutti chiedono al ministero anche un secondo passo. Lo chiede il presidente  di Arcigay, Aurelio Mancuso che sottolinea l’assenza di una campagna contro la transfobia: “Questo primo importante passo del Ministero non resti isolato: adesso va affiancato dalla messa in opera di strumenti concreti: innanzi tutto l’avvio di strumenti formativi nelle scuole per l’educazione alla diversità e contro il bullismo”. Pragmatico è anche Luca Trentini, Responsabile diritti umani dell’associazione: “apprezziamo lo sforzo del ministero. Certo non può bastare. A iniziative di sensibilizzazione si dovrebbero unire proposte concrete capaci di incidere nella cultura del paese e di riconoscere dignità alle persone e alle famiglie omosessuali e trans. Serve educazione, serve formazione, servono leggi e tutele concrete”.
Anche Gaylib, i gay di centro-destra , applaudono il ministero, ma rilanciano: “Il ministro Carfagna ha iniziato a tradurre in fatti l’apertura necessaria che il Popolo della Libertà dovrà compiere verso il riconoscimento dei diritti civili per le persone e le coppie omoaffettive” dichiara il segretario dell’associazione Daniele Priori.
Una domanda aleggia comunque sulla campagna: sarà davvero diffusa o sarà il solito spot governativo utile a mettere a tacere coloro che dicono che questo Governo non vuole fare nulla per sciogliere il nodo omofobia?
Rosalba Veltri, consigliera del Ministro per le Pari Opportunità per la Comunicazione Istituzionale e responsabile della campagna ci rassicura: “Il Ministero ha previsto una copertura decisa di due mesi con questa campagna, più che per tutte le altre. Stiamo anche valutando di distribuire le magliette con lo slogan ad alcune manifestazioni romane e abbiamo pensato a internet: la campagna è su facebook, msn, studenti.it… Stiamo impazzendo, tra tv, radio, quotidiani e free press: è la campagna ministeriale con la copertura più massiccia che abbiamo in corso”. E dopo?
“Faremo un recall, uno studio su come e quanto il messaggio sia riuscito a penetrare nella popolazione italiana e valuteremo il da farsi”. (pubblicato in “Pride”, n. 126, dicembre 2009, pp. 11-12 con il titolo Omofobi “diversi”)

3 commenti

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