Gay.it, 16 maggio 2012 – E’ omofobia non approvare il matrimonio gay? E’ discriminatoria l’assenza di leggi contro l’omofobia? E’ omofobo difendere qualcuno, come farebbe Lucia Annunziata, che “avesse detto che i gay devono andare nei campi di sterminio” ?
La risposta a tutte queste domande è “sì”, e a fare chiarezza su di un argomento controverso, tanto che la stessa Annunziata ha negato con leggerezza che la sua fosse una dichiarazione omofoba, tre saggi importanti pubblicati a ridosso della Giornata internazionale contro l’omofobia. E sono tutti libri con cui l’Annunziata, tutto l’emiciclo parlamentare e il Paese devono confrontarsi al più presto.
La prima analisi, Out. La Discriminazione degli omosessuali (ed. Riuniti, 15 €), è di Maura Chiulli, responsabile cultura di Arcigay e già conosciuta al pubblico dei lettori per un testo che da voce alle vittime di omofobia, “Maledetti froci & maledette lesbiche”.
“Con Out”, ci spiega, “mi rivolgo ad un pubblico trasversale e in un lavoro a più voci racconto la discriminazione delle persone omosessuali e transessuali in Italia con rigore e attendibilità, attraverso la presentazione dei risultatati scientifici ottenuti da importati progetti nazionali ed internazionali e il contributo di importanti professionisti legali”. E su cosa sia la discriminazione Maura Chiulli ha le idee molto chiare: “E’ un atteggiamento ingiusto, che si esprime in un trattamento differenziato e svantaggioso verso un individuo o più… E’ discriminazione il mancato riconoscimento di diritti fondamentali per le persone omosessuali; è discriminazione il silenzio del legislatore su temi importanti quali per esempio i matrimoni e la diversificazione degli istituti familiari o l’estensione della legge mancino in tema di omofobia”.
La scrittrice racconta finalmente, e questa è la novità che propone questo saggio, chi e come ha avuto il coraggio di denunciare i soprusi subiti e è riuscito ad agguantare, dopo l’orrore, una vita serena. Insomma, gli anticorpi alla discriminazione antigay esistono: “Lo strumento che più di ogni altro può tutelarci è la parola: raccontarci, denunciare qualunque discriminazione subita sulla nostra pelle, la responsabilità del cambiamento è nelle mani di ciascuna e di ciascuno di noi. La Campagna nazionale contro l’omofobia di quest’anno di Arcigay sarà proprio sul grande atto di responsabilità verso se stessi e gli altri: la denuncia” anticipa la scrittrice. Nel testo è contenuta anche una intervista esclusiva, l’ultima da Ministro, a Mara Carfagna, primo e unica ministra di centro destra a diffondere una campagna nazionale contro la brutalità che colpisce gay, lesbiche e trans.
Sugli scaffali delle librerie poi, si affianca a questa proposta la prima indagine scientifica mai pubblicata in Italia sull’omofobia sociale nel testo “Omofobia. Strumenti di analisi e di intervento” (Carocci, 27 €) di Margherita Graglia, una psicoterapeuta che da anni si occupa di omosessualità. Ma che cosa è l’omofobia sociale?
“E’ avversione nei confronti delle identità, dei comportamenti e delle comunità lgbt”, ci spiega la psicologa. L’omofobia sociale, “si può manifestare in molti modi e a vari livelli: a livello individuale, interpersonale e istituzionale. Un esempio di quest’ultimo livello è costituito dall’assenza di un riconoscimento giuridico delle unioni di fatto. Un aspetto cruciale che spiega la persistenza dell’omofobia è il fatto che essa svolge delle precise funzioni psicosociali.
Anche per questa autrice nonostante il nostro Paese condanni, o alla meglio, pretende il silenzio sull’omosessualità, si può già contrastare l’omofobia: “Dalla mia esperienza come formatrice mi sono resa conto, ad esempio, che il blocco, il tappo potremmo dire è a livello politico, le persone sono molto più accoglienti di quanto si possa credere. Infatti durante i corsi su questi temi con insegnanti, psicologi, dipendenti della pubblica amministrazione l’interesse e l’apertura sono significativi. Per gay e lesbiche, una forma di tutela è innanzitutto il contrasto alla propria omofobia interiorizzata e alla paura sistematica. Occorre lavorare sulla visibilità e la comunità lgbt può promuoverla in molti modi”.
Gran pregio di questo testo sta nell’approccio minuziosamente scientifico all’argomento, insieme all’attenzione alle indagini pubblicate all’estero e di cui non si discute mai nel dibattito pubblico.
Completa la rosa di importanti proposte un breve pamphlet di Arcigay e Agedo Verbania che riporta dati reali sul bullismo omofobico nelle scuole di quella provincia e i risultati, molto positivi, degli interventi di prevenzione. Si tratta di “Se io fossi tu?” (Sonda edizioni, un testo gratuito che si può richiedere alla mail info@arcigayverbania.it) e riporta numeri sull’omo–transfobia che lasciano senza parole: il 40% degli studenti non ha mai affrontato il tema dell’omosessualità, il 55% di loro ha sentito parole come “frocio”, “finocchio” o “lesbicona” mentre un buon 57 % pensa che un ragazzo omosessuale non si senta sicuro nella scuola… I dati allarmanti sono sovrapponibili a quelli dell’unica ricerca nazionale sul tema, diffusa da Arcigay l’anno scorso). Anche in Se io fossi tu?, infine, è espresso un cauto ottimismo sull’attenzione che, sembrerebbe destare il fenomeno nelle parole di un luminare della Pedagogia italiana, Gustavo Pietropolli Charmet, che in un importante saggio contenuto nel testo dice: “Nella vita sociale il problema della convivenza tra omosessuali e eterosessuali è già molto più avanti di quanto non si dica”.
Su omofobia, transfobia e discriminazioni antigay l’ottimismo è comunque cauto: il Paese deve ancora lavorare molto e… Perché no? Leggere altrettanto.