Altro che Ratzinger…

Per il signor Ratzinger l’omosessualità è il Male. Però molti uomini celebri, quelli da cui proprio non te lo aspetteresti, hanno rilasciato dichiarazioni sorprendenti nelle quali sostengono che l’omosessualità sia un bene. Abbiamo provato a raccoglierle.

da Gay.it, 9 agosto 2003  – Tutti i media hanno dato molto spazio alla bieca omofobia del signor Joseph Ratzinger nel documento Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali. Così, annoiati, leggiamo per l’ennesima volta che l’omosessualità sarebbe “gravemente immorale”, le coppie gay sarebbero “Nocive per il retto sviluppo della società umana” e “Gli atti omosessuali” non sarebbero “il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale”. L’Informazione si dimentica spesso di dare spazio a coloro che, al contrario, parlano favorevolmente di noi. Suppliamo alla carenza citando premi Nobel, registi, cantanti, attori, soubrette che hanno idee opposte, ma meno spazio sulla stampa di Ratzingher, sull’omosessualità. Incominciamo dai big con il Parlamento Europeo e la sua risoluzione A3 0028 del 1994 nella quale “chiede che si ponga termine alla disparità di trattamento delle persone con orientamento omosessuale nelle norme giuridiche e amministrative concernenti la previdenza sociale, nelle prestazioni sociali, nel diritto di adozione, nel diritto successorio e in quello delle abitazioni nonché nel diritto penale e in tutte le relative disposizioni di legge”. Favorevoli alla proposta la maggioranza dei quasi 700 parlamentari che rappresentano i paesi membri dell’Unione Europea che presumibilmente appaiono più rappresentativi di un cardinale omofobo qualunque.

Qualche voce friendly è stata espressa anche dai premi Nobel. Ne abbiamo scovati tre.

Dario Fo è da sempre in lotta contro i pregiudizi. Nello spettacolo Ordine per Dio come lui stesso ha raccontato al mensile gay “Babilonia” voleva abbattere l’idea della “mentalità comune” che “impotenza e omosessualità vanno a braccetto”. Nello spettacolo il nobel ha “evidenziato una grossa satira di questa presunzione di forza da parte del maschio potente e della debolezza delle donne e dell’omosessuale”. [Babilonia n° 77] Anche  Amnesty International premio Nobel per la pace nel 1977 lotta fianco a fianco agli omosessuali perché “la persecuzione delle persone per la loro omosessualità è una violazione dei loro fondamentali diritti”. Ancora, Nobel per la pace nel 1989, il Dalai Lama che l’11 giugno 1989 incontrò la comunità gay di San Francisco esprimendo la sua opposizione alla discriminazione, alla violenza contro i gay e appoggiando la battaglia per i diritti umani indipendentemente dall’orientamento sessuale. Ratzinger evidentemente non è un Nobel…

Tra le voci friendly più citate quella di Sigmund Freud, padre nientemeno che della psicanalisi, e di una teoria sull’omosessualità controversa ma che in una lettera ebbe a dire: “L’omosessualità, certamente non è un pregio, ma non è qualcosa di cui ci [si] deve vergognare, non è un vizio, una degradazione e neppure può essere definita una malattia. Molte persone stimatissime, in epoca antica e moderna, sono state omosessuali, tra queste molti tra gli uomini più grandi”. [Sigmund Freud, Lettere 1873-1939, Boringhieri, torino 1960]. Insieme a lui, tra i grandi del novecento, non possiamo dimenticare Hermann Hesse, Albert Einstein, Thomas Mann che firmarono una petizione del 1933 per depenalizzare l’articolo 175 del codice penale tedesco che puniva l’omosessualità. Sempre di diritti si parlava e oggi sono sicuro che gli stessi grandi firmerebbero la petizione Arcigay Un Pacs avanti. Ratzinger non lo farebbe ma tu lettore hai già provveduto?

Ma se tra nobel, parlamentari, leader religiosi e grandi uomini vi sembra di perdervi veniamo a coloro che, italiani, hanno importanza nella nostra esperienza di semplici comuni mortali. Sono moltissimi i cantanti, registi, attori, scrittori che si sono pronunciati a favore dell’omosessualità. Ne elenchiamo solo alcuni.

Incominciamo dai cantanti con Mia Martini che dopo aver dichiarato “Ho avuto un’esperienza sessuale con una donna, ma che ho capito poi essere solo una grande amicizia” aggiunge che in generale “ognuno è fatto a modo suo. C’è chi ha i capelli rossi, chi ce li ha marroni e chi li ha biondi. Tutto ciò non significa molto ala resa dei conti” [Babilonia n° 67]. Dello stesso parere Rita Pavone “Tra i miei ammiratori ci sono moltissimi gay […] chi ha problemi ad accettarli è in fondo razzista”. [Babilonia n° 65] e Patty Pravo: “I gay sono sempre stati all’avanguardia.. Gli stessi scrittori, i musicisti. Vuol dire che una componente di un po’ di svariati ormoni potrà far bene, così nascono idee e non bambini, il che mi sembra abbastanza importante”. [Babilonia n° 17]. Fortunatamente Ratzinger non canta.

Passiamo ai comici che hanno interpretato nella carriera anche ruoli femminili. Giorgio Faletti indimenticabili nei panni di uno stilista gay nella trasmissione Emilio del 1989 dice di noi: “Io ho cercato di partire dalla simpatia che tante persone gay incontrate nella mia vita hanno suscitato in me. Individui veri, non isterici né baracconi, le persone più divertenti di questa terra […] erano di una vitalità senza fine [ma] quando il gay si trova ad essere e a sentirsi emarginato non c’è proprio nulla da ridere…”. [Babilonia n° 77] Come lui Gianfranco D’Angelo (Marina Lante della Polvere in Drive In): “In molte trasmissioni ho visto sketch in cui si prende posizione, ad esempio si mette alla berlina l’omosessuale, che io ritengo di un cattivo gusto senza pari. Cerchiamo di avere, senza presunzione, un’apertura mentale”. [Babilonia n° 24] Ratzinger, possiamo dirlo, è tra quei comici che  non fanno ridere.

Passiamo agli attori. Mariangela Melato ebbe a dire che l’omosessualità è un problema che “dipende da come lo sia affronta. È un problema se una persona se ne fa problemi… e’ capitato che alcuni miei amici mi hanno rivelato cose che mi nascondevano. Mi hanno dato una grande gioia, la sensazione di averli aiutati in qualche modo a liberarsi, a parlare di se stessi. E persone devono essere libere di scegliere la vita che desiderano”. [Babilonia n° 26] Franca Rame, attrice di teatro, non ha nessuna immagine in particolare dell’omosessuale: “Mi pare un universo molto più variegato di come gli etero si immaginino. Io so che fra loro ci sono persone ultrafelici (soprattutto se si sono accettati) e ultradisperate. Credo che questa società non li aiuti per niente, come non aiuti il diverso in genere. Comunque non è una condizione facile”. [Babilonia n° 41]. Chiudiamo la carrellata con lo stupefacente Ugo Tognazzi che oltre ad interpretare personaggi gay in diversi film ebbe  adire: “Io non ho mai avuto motivo di combattere l’omosessualità: diciamo che non l’ho praticata, però io amo l’omosessualità e dire amo è qualcosa di più che dire accetto”. [Babilonia  n° 79.

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Anche alcuni registi non sono d’accordo con Ratzinger sulla questione gay. Lina Wertmuller ha detto “Io non so neanche bene cosa sia l’omosessualità. È razzismo definirla diversa!” [Babilonia n° 13];  Nanni Moretti pensa che se un amico gli manifestasse di desiderarlo “Al momento ci sarebbe un po’ di imbarazzo, poi resterebbe un amico: tutto tornerebbe come e meglio di prima”. [Babilonia n° 38]  e Tinto Brass che se avesse un figlio gay non cambierebbe “assolutamente nulla” e continua: “Non mi creerebbe nessun problema. Farei di tutto perché non avvertisse l’essere omosessuale come un problema o una difficoltà. Sì però, se ci penso bene, qualcosa cambierebbe: invece di ricevere telefonate di donne riceverebbe telefonate di uomini, ecco tutto”. [Babilonia n°1]

Concludiamo con altri personaggi celebri che svolgono diverse professioni. Luciano de Crescenzo, scrittore, confessa: “Anch’io da ragazzo ho avuto le mie tentazioni omosessuali…. Io ho tanti amici omosessuali, anzi, sono forse i miei più cari amici”. [Babilonia n° 70]

Amanda Lear, soubrette, cantante e presentatrice è perentoria: “L’omosessualità è un aspetto della sessualità come un altro che deve essere accettato e che, tra l’altro, non da fastidio a nessuno”. [Babilonia n° 20] Tranne a Ratzinger.  La sua collega Carmen Russo aggiunge “Molte persone che conosco, che frequento nel mio ambiente di lavoro e al di fuori sono gay. Molti di essi hanno uno sviluppatissimo senso artistico, una accentuata sensibilità. Credo che ciò sia dovuto a una specie di doppia visuale di cui i gay sono dotati, una specie di visuale a colori, di positivo e negativo insieme, Mentre la vista degli altri  sempre e solo bianco e nero”. [Babilonia n° 46] Wanna Marchi, attualmente disoccupata,  ricorda che “Sono i miei migliori amici… Quanto sento cretinate del tipo ‘quello è normale qual’altro no’ divento una furia. Ma che cos’è normale me lo sa spiegare? […] Una volta mi accorsi prendevano in giro un ragazzo della troupe perché era omosessuale. Ho fatto una scenata tale che non si sono più azzardati. Ognuno deve vivere come vuole, come si sente dentro”. E infine l’entusiasmo della scrittrice Dacia Maraini “Tutti sono omosessuali, anzi quelli che non lo sanno lo sono più degli altri, perché appunto pasticciano, nevroticamente deformano perché non si rendono conto che in ognuno di noi c’è una parte maschile e una femminile”. [Babilonia n° 11]

Ne abbiamo raccolti pochi? Giudichi il lettore che può divertirsi a cercarne in Internet altri e a segnalarmeli. Questi sono solo, fortunatamente, una minima parte che mi sono divertito a raccogliere stanco di leggere i deliri di Ratzinger.

Lascio la conclusione a uno scrittore gay,  Klaus Mann figlio del più celebre Thomas, che scrisse di noi:  “Si comprenda che questo amore è un amore come un altro, né migliore né peggiore, con altrettante possibilità di diventare magnifico, commuovente, malinconico, grottesco, bello o triviale,  come l’amore fra un uomo e una donna […] L’omosessualità non è da ‘estirpare’; se così fosse impoverirebbe l’umanità di qualcosa  a cui deve un che di incommensurabile”[1].  Di Ratzinger, al contrario, possiamo tranquillamente farne a meno.

 

Note

[1]

[Klaus Mann, Omosessualità e fascismo in Gabriele LenziKlaus Mann: il romanzo di un’utopia, Quaderni di critica omosessuale, il Cassero, Bologna 1990.]

Stefano Bolognini ⋅

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