Genitori gay, genitori di frontiera

Due libri affrontano uno degli argomenti più dibattuti, quello della genitorialità. “Hello daddy” e “Omogenitorialità” offrono due prospettive diverse: quella dei genitori e quella della legge.

Foto di Tjook-Flikr

Due libri affrontano uno degli argomenti più dibattuti, quello della genitorialità. “Hello daddy” e “Omogenitorialità” offrono due prospettive diverse: quella dei genitori e quella della legge.

«Io volevo fare un figlio con Manlio e basta. Volevo una famiglia normale: padre, padre e figlio. Non mi sembrava di chiedere troppo» . Di lì a breve arriverà un “pochino” di più, ben due bambine.
Dopo l’ottimo “Buoni genitori” (de Il Saggiatore) di Chiara Lalli, che ha spalancato le porte delle librerie alla genitorialità gay anche la prestigiosa concorrente Mondadori apre all’indagine sul campo. E lo fa con “Hello Daddy, storie di due uomini due culle e una famiglia felice”, che raccoglie l’esperienza diretta di Claudio Rossi Marcelli, giornalista per “Internazionale”, e babbo felice insieme al compagno Manlio di due splendide gemelline.
Tutto ha inizio con una telefonata intercontinentale che sveglia di soprassalto i neopapà: Clelia e Maddalena sono nate il 30 dicembre, con un mesetto di anticipo. Quella data “sarebbe diventata l’ultimo giorno della prima parte della mia vita”, spiega Claudio, che abilmente rapisce il lettore in continui flash back che ricostruiscono nei dettagli l’incredibile esperienza di una coppia gay che decide di mettere al mondo un figlio e che racconta una famiglia italiana molto felice.

Sul nascere però, il cammino appare irto di ostacoli: diventare papà gay oggi non è mica facile. I due, a caccia consapevole di un bimbo, valuteranno dapprima l’opzione famiglia allargata e cercheranno invano una papabile mamma tra amiche consenzienti. Anche l’opzione adozione sarà scartata in poco tempo perché impossibile.
Si sceglierà obbligatoriamente, e non senza dubbi etici, la «”gestazione per altri”, quella per cui l’italiano corrente non ha saputo trovare una definizione più gentile di “utero in affitto”, tra le (molte) perplessità e la vicinanza degli amici». Ed è solo l’inizio di una infinità di scelte etiche, politiche e (successivamente) educative a cui sono chiamati, più in generale, tutti i genitori gay.
In “Hello daddy” l’esperienza ai confini della genitorialità è narrata con esemplare immediatezza, tanto che si entra persino, anche solo per un istante, nella stanzetta della donazione del seme…

Nel racconto non mancano ampie finestre sull’esperienza dapprima maldestra e poi via via sempre più sicura di due uomini alle prese con due culle e sommersi da decine di pannolini. Ci sono anche i primi passi delle bimbe e dei nonni che non avrebbero mai immaginato di diventare tali, il primo giorno d’asilo nido e insegnanti in grado di avvicinare la genitorialità gay senza troppi patemi d’animo.
Come spiega l’autore, «l’arrivo di due bambine contemporaneamente» è «una cosa che ti prende la vita, te la capovolge, te la calpesta e ci piscia sopra. Il tutto due volte. Quello che resta non è affatto male, ma non somiglia neanche più lontanamente a una vita». E se proprio non volete provarlo sulla vostra pelle poterlo leggere in “Hello daddy” aiuta certamente a capire il desiderio di paternità gay e emoziona. Di più, offre uno scorcio su un Italia che nell’esperienza di Claudio e Manlio pare realmente moderna e aperta ad un futuro accogliente e sereno per queste nuove forme familiari e distante della narrazione omofoba e retriva che ne danno i media.

Il romanzo-inchiesta, che offre una testimonianza verità di sano realismo, soffre solo per quel pizzico di “elitismo” di cui è pervaso e che assume, a tratti, il tono di una riuscita favola per ricchi. Non si perde infatti l’impressione che la realizzazione di questo costoso sogno di famiglia sia per molti ma non per tutti.
La realtà comunque, e la narrazione continua a ribadirlo, non è una favola e pone interrogativi rilevanti di fronte alla genitorialità gay. Gli stessi che arrivano proprio dalle bimbe dopo pochi giorni d’asilo: «ho cominciato a trovarmele aggrappate alla caviglia – spiega Claudio – che mi urlavano “mammaaa!” ogni volta che avevano qualche rimostranza da fare. D’altronde, se tutti i loro compagni piangevano urlando quella stessa parola, a qualcosa doveva pur servire, no? Un “mamma” prolungato e disperato, che alcuni parenti e amici sottolineavano con uno sguardo tipo “Ecco, lo vedi che avete fatto?”». A questa, e altre domande, risponde questo libro con leggerezza e sincerità che valgono l’acquisto.

E chi davvero non vuole perdersi nulla della genitorialità gay può trovare in libreria anche l’ottimo “Omogenitorialità, filiazione, orientamento sessuale e diritto” (Mimesis) a cura di Alexander Shuster. Il lavoro, molto denso, vuole sottolineare, come il curatore, le novità sociali, politiche e giuridiche che si accompagnano all’esperienza delle coppie di genitori omosessuali: “mentre il diritto italiano tenta ancora di evitare di bagnare le sponde delle famiglie omogenitoriali, queste, espressione della vita che nasce, dell’amore materno e paterno che non conosce formalismi, emergono sempre più nella società, fra la gente, nei sentimenti di adulti e bambini. L’invito al lettore è a fermarsi, a considerare le “acque del diritto italiano” e la realtà di famiglie che non solo sono cambiate negli anni, ma che chiedono ora allo Stato piena cittadinanza”. E il lettore è accompagnato, da capaci saggisti come Vittorio Lingiardi o Francesco Bilotta, in un universo fatto di grandi novità e affetti e che interroga le declinazioni che vogliamo dare al nostro futuro prossimo. Un futuro che vedrà meritatamente Claudio e Manlio, e tutti gli altri papà gay e mamme lesbiche tra i primi nonni gay d’Italia. Un altro traguardo di normalità. (Da “Gay.it”, 12 dicembre 2011)

Stefano Bolognini ⋅

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