Il festival della canzone gay

Ivam Cattaneo

La musica leggera italiana è ricca di ‘Margherite’, ‘Piccoli grandi amori’, ‘tante voglie di lei’, ‘Marco che se ne sono andati’ o ‘fiori di maggio’ dedicate da un lui ad una lei o viceversa. L’opzione lui ama lui sembra non esistere o almeno meritare una canzonetta.

Dopo un certosino lavoro di ricerca, siamo riusciti a creare un juke box alternativo e a trovare molte canzonette ‘dichiaratamente’ gay. Stupiti?

Il primo posto della nostra Hit spetta a Ivan Cattaneo che contattato telefonicamente dichiara: “Oddio rileggendo i testi delle mie canzoni mi rendo conto che sono tutte gay, ma non è la canzone che conta. Tutto quello che canti diventa gay se sei gay. Picasso diceva che non è il quadro che conta; conta chi lo ha dipinto”. Siamo d’accordo nel nostro Juke Box avremo l’opera omnia di Ivan ma tra i suoi numerosi brani è particolarmente significativo Little gay (Album “Il cuore è nudo… e i pesci cantano” del 1992) che racconta le paure di un omosessuale che vive in provincia. Eccovi un assaggio del testo: “Ci dividiamo tutti la stessa aria/  da bocca a bocca/ alito nell’alito/ per tutti lo stesso destino… ci vuole un mondo d’amore/ senza più la luna con il sole/ quando c’è amore esiste solo l’amore/ non c’è uomo o donna o scelta sessuale”. Decisamente a tematica gay la sua Darling (Album “UOAEI” del 1976) un pezzo in inglese e bergamasco scritto da Mario Mieli, celebre militante gay autore di Elementi di critica omosessuale, che tra le righe recita fuori dai denti “I just want to fuck you”. Come potremmo poi dimenticare Boys & Boys (il titolo è chiaro no?)Bimbo assassino, Polisex,Il vostro ombelico, Agitare prima dell’uso?

Passiamo ora ad un cantante gay ‘inedito’ che ha pubblicato un solo album sfuggito ai più. Era il 1990 quando Aldo Busi ha prodotto per Bompiani una musicassetta e libro dal titolo inequivocabile Pazza!. Tutti i brani come Nuova idea (che poi è il nome di una storica discoteca gay di Milano), Atti osceni o  Piccolino giocano su continui doppisensi e non nascondono sentimenti gay. Assolutamente da ascoltare la campissima Mi chiamano Mina (ma il mio nome è Aldo) un gioco di ironiche citazioni da Mina a Puccini di cui vi offro un assaggio ma dovete immaginarvi un arrangiamento anni ’60 un coro ‘du-ap, du-ap’ e la voce, non troppo melodica, di Busi che intona: “Vent’anni e via, le gonne a palloncino/ Tu madre mia dicevi ‘Birichino!’”.

Proseguiamo nei folli meandri del gay Camp nostrano con Raffaella Carrà. L’icona gay di Tanti auguri  nel 33 giri “Raffaella” del 1978 ha anche cantato Luca. A lei il microfono: “Era un ragazzo dai capelli d’oro/ e gli volevo un bene da morire/ io lo pensavo tutto il giorno intero/ senza tradirlo neppure col pensiero./ Ma un pomeriggio dalla mia finestra/ lo vidi insieme ad un ragazzo biondo / Chissà chi era, forse un vagabondo/ Ma da quel giorno non l’ho visto proprio più”. Raffaella poi si chiede: “Luca, Luca, Luca/ Cosa ti è successo?/ Luca, Luca,/ con chi sei adesso?/   Luca, Luca, / Non si saprà mai!”. Qualche legittimo sospetto potremmo pure averlo no?

Torniamo alle canzoni serie. Mia Martini nel 1992 ha raccontato in Uomini Farfalla il suo amore per un “amico un po’ tempesta/ così maschio senza storie/ né censure per la testa”. Qualcosa dell’uomo non quadrava. Mia dice “sulle prime non capivo ma c’era qualche cosa sotto”. Una notte le svelò l’arcano quando scorse nel buio l’amico con un uomo: “li guardavo accarezzarsi/ fare il loro arcobaleno/ tenerezze quasi dure/ coltivate sul mio seno”.

Dall’amore di una donna per un gay passiamo a In questa stanza quasi rosa (Album “Il mucchio 1996”) di Biagio Antonacci che ha cantato un cooming-out. Il pezzo, con toni ‘velati’, narra un amore che inizialmente deve nascondersi nello stretto spazio di una stanza: “Qui nessuno può dividere/ quello che ha voluto Dio/ qui nessuno può decidere… per noi/ accarezzami senza vergogna/ ridi pure se ti va/ e vedrai che prima o poi lo farai fuori da qui”. “Il poi” a breve arriva “con il coraggio di chi vuole” e l’amore gay può dichiarare il suo nome: “rivestiamoci e poi fuori/ diamo luce a tutti i nostri sogni/ sotto questo cielo azzurro coraggio/ più nessuno toglierà/ la mia mano dalla mano tua”. Nella canzone italiana ci sono anche molti testi che dipingono le difficoltà della condizione omosessuale.

Nel 1996 Federico Salvatore cantò a San Remo la triste Sulla porta sulla dura dichiarazione di un giovane gay alla madre avvenuta poco prima di andarsene di casa con l’amato. “Mamma son qui con le valigie sulla porta/ E in macchina c’è un uomo che mi sta ad aspettare/ La verità lo so ti lascerà sconvolta/ Quell’uomo è il mio primo vero amore/ Con lui mi sento libero e felice/ Vivremo insieme abbiamo già una casa”. Il pezzo è decisamente coraggioso: “Ma un maledetto pomeriggio dell’adolescenza/ Studiavo insieme a un ragazzo e per la timidezza/ Sentivo dentro un misto di piacere e sofferenza/  E mi scappò sulla sua gamba una carezza” e non nasconde nulla all’immaginazione: “Sono un diverso mamma, un omosessuale/ E questo tu lo prendi come un tradimento”.

Ancor più triste è Un altro pianeta di Renato Zero. L’altro pianeta è il paradiso che cercano due individui “relegati agli angoli bui” e descritti come “condannati”, “sbagliati”, “svergognati”, “uomini mancati”. Un altro pianeta è il triste addio prima del suicidio di due omosessuali a questo mondo carico di “disprezzo e pietà”. In paradiso “Non più risate dietro ai nostri gesti!/ Fieri di volare con questi brividi nelle ossa/ per un cielo nuovo”.

Anche Fabrizio De Andrè canta un suicidio gay con Andrea (Album Rimini del 1978). Andrea perde “un amore” dai “riccioli neri… morto sulla bandiera… ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia”. Un profondo pozzo raccoglierà le sofferenze del giovane: “Andrea gettava riccioli neri nel cerchio del pozzo/ Il secchio gli disse “Signore il pozzo è profondo/ più fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto…”.

Un po’ meno cupo il brano La bellezza (Gustav e Tazio)  di Roberto Vecchioni che riprende il romanzo Morte a Venezia di Thomas Mann nel quale un adulto si innamora di un giovanissimo efebo in una ‘decadente’ Venezia. La canzone lascia spazio per una riflessione delicata sugli anni che passano: “Passa la bellezza/ nei tuoi occhi neri,/ scende suoi tuoi fianchi/ e sono sogni i tuoi pensieri…/ […] ho la morte e la vita tra le mani/ coi miei trucchi da vecchio senza dignità:/ se avessi vent’anni/ ti verrei a cercare,/ se ne avessi quaranta, ragazzo,/ ti potrei comprare,/ a cinquanta, come invece ne ho/ ti sto solo a guardare…”.

In questa elenco merita una menzione speciale il cantante gay Umberto Bindi con Il nostro concerto, un pezzo dolcissimo, scritto in occasione della morte del suo partner. Con il suo “Ovunque sei/ se ascolterai/ accanto a te mi troverai/ vedrai lo sguardo che per me parlò/ e la mia mano che la tua cercò/ […]/ ovunque sei/ mi troverai vicino a te” torniamo alla luce del sole: la canzone gay come abbiamo visto non è solo tristezza.

Nella nostra discografia trova degna collocazione Balletti verdi degli sconosciuti Peos. Il pezzo del del 1962 fa ironia sul più grande scandalo gay italiano del ’900. 182 omosessuali furono interrogati dalla magistratura per induzione alla prostituzione e pur essendo innocenti ebbero la vita rovinata. I Peos si ironizzano così: “Balletti di verde dipinti/ foulard dai colori sgargianti/ fanciulli dai volti affilati/ vecchietti dagli occhi truccati… E qualche ragazzo ambizioso/ convinto in un modo morboso/ che questa è la sola maniera/ di fare una vera carriera… se questo fatto dilaga/ se un giorno diventa una moda/ saranno le belle bambine/ che ci perderanno alla fine.”.

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Qualche anno dopo fu musicato anche un altro scandalo, quello di Lavorini, con quattro 45 giri di Franco Trincale intitolati Il ragazzo scomparso a Viareggio. Lavorini, un unidecenne, fu rapito a Viareggio nel 1968 e subito i giornali attribuirono il ratto ai gay. Non era così ma in tutti e quattro i dischi si parla di individui “torvi” e “perversi”…

Anche l’amore omosessuale per i giovani ha trovato in Italia una voce. Patty Pravo ha ricantato Petite dell’anarchico francese Leo Ferrè che racconta l’amore di un professore per un suo studente incominciato da un “dolce sguardo” lanciato dal piccolo “finita l’ultima lezione”. L’amore è sofferto e il professore chiederà al piccolo di rivedersi soltanto “il giorno in cui sotto le vesti non avrai più il codice penale”.

Concludiamo questo excursus nella discografia gay con l’intramontabile L’Albergo a Ore, di Edith Piaf, interpretato in Italia da Milva e dalla Vanoni. Una portiera di un albergo che da stanze ad ore agli amanti accoglie due giovani “puliti, educati, sembravano finti/ sembravano proprio due santi dipinti” e gli da le chiavi della camera “meno schifosa”. Poi la mattina una terribile sorpresa la coglie: “sono rimasta lì come una cretina/ aprendo la porta in quella grigia mattina/ se ne erano andati in silenzio perfetto lasciando soltanto i due corpi nel letto/ lo so, io non c’entro, però non e’ giusto morire a vent’anni…”. Qualcuno potrebbe obbiettare che i due “santi dipinti” fossero uomo e donna ma per gli omosessuali italiani che ascoltavano questo pezzo negli anni sessanta era evidente che parlasse a loro. Molti asseriscono che il fatto raccontato sia davvero accaduto ma non ne ho trovato testimonianza come non sono riuscito a reperire la canzone Il vestito rosa del mio amico Piero di Gian Pierretti, di prima degli anni ’70, che fonti molto attendibili sostengono essere assolutamente gay.

In questo elenco non ho citato le canzoni che accennano soltanto brevemente all’omosessualità anche se sono numerose. I Pooh, ad esempio, insieme a preti, galeotti, agli impauriti dal sesso aggiungono ai loro Uomini soli i “diversi”. Ancora Ivan Graziani nel pezzo Limiti dice ad un uomo stanco di amare “Attilio che fai/ che sia così per sempre non vuoi/ vai corri da le/ o da lui se preferisci va ma fallo…” e Marco Masini recita il suo ambiguo “Ti amerei anche se fossi un gay”. Se tu fossi un gay o se io cantante fossi gay? Probabilmente Masini doveva trovare una rima a vorrei, ma questa ambiguità di congiuntivi ci aiuta a passare alle “geometrie particolari” della bisessualità.

Renato Zero e la sua Il triangolo no e Patty Pravo con Pensiero Stupendo sono due pezzi molto conosciuti sul tema. Il primo racconta la diffidenza di un lui (“rischio di trovarmi fra le braccia lui”, “non è il mio tipo” e così via) ad un triangolo tra due uomini e una donna. Pare che lei lo convinca ad abbandonarsi a un amore “un po’ articolato” perchè la “geometria non è un reato”. Patty con Pensiero Stupendo sconvolse una edizione di Sanremo raccontando la voglia una donna “pensiero stupendo” per una donna e un uomo: “E tu e noi e lei fra noi vorrei per amore vorrei…”.

Abbiamo accennato a donne che amano donne. Esistono canzoni lesbiche? Ne ho scovata soltanto una di Tosca intitolata La differenza che riassumo citandone una strofa: “è una storia come tante/ un corpo uguale a un altro amante /amarsi dentro ad un riflesso /toccarsi nello stesso sesso”.

Numerose, al contrario sono le canzoni su transessuali e travestiti. Tra le mie preferite c’è  Pierre dei Pooh che racconta l’incontro fra due ex-compagni di scuola. Uno riconosce l’altro “sotto il trucco”  e rammenta i tempi della scuola quando il compagno era “sottile”, “pallido”, “triste” e “già così diverso”. All’epoca “Si rideva di quel suo sguardo di bambina di quella sua dolcezza strana” ma ora grande capisce e grida tutta la sua comprensione “ti rispetto, resta quel che sei tu che puoi…”. Fernandiño nella canzone Priçesa di Fabrizio De Andrè può tra le difficoltà essere ciò che è. Giovanissimo  lo vediamo“davanti allo specchio grande” che si para “gli occhi con le dita” a immaginarsi “tra le gambe una minuscola fica”. Poi l’operazione: “allora il bisturi per seni e fianchi/ in una vertigine di anestesia/ finché il mio corpo mi rassomigli”. A seguito la vita di strada e infine l’amore di un “un avvocato di Milano”. Non possiamo dimenticare il pezzo di Mina intitolato Donna Donna Donna. Mi pare che si commenti da solo: “Donna
ma che pezzo di donna/ si sconvolge la gente quando passo per strada […] Donna sono un sogno/ travestito da donna/ una luce accecante/ uno stupefacente/ una donna donna donna…”

Sanremo è prossimo e non sappiamo se riserverà ‘canzonette’ a gay, lesbiche, trans o bisex. Ce lo auguriamo perché i nostri sentimenti meritano di essere cantati. Anche noi amiamo  “L’uomo cannone”; abbiamo “Tanta voglia di lui”; siamo traditi da “Non è Francesco”; ci innamoriamo di “Capelli biondi, occhi azzurri e poi… le tue ‘brachette’ rosse!” e “quello che i gay non dicono” potrebbe essere una ‘canzonetta’ vincente.

La mia ricerca di canzoni che parlino di omosessualità  continua e sarei grato a tutti coloro volessero scrivermi per segnalazioni e/o commenti. Ringrazio per i consigli Ivan Cattaneo, Giovanni Dall’Orto, GiovanBattista Brambilla e tutti i miei amici a cui ho chiesto canzoni gay. Un ringraziamento particolare a Pierre Martinazzi per  avermi messo a disposizione il rarissimo Pazza! di Aldo Busi e gli ancor più rari vinile dello scandalo Lavorini. (Pubblicato in gay.it, 2 marzo 2003).

I lettori di Omosofia mi segnalano i seguenti pezzi che elenco:

– Franco Califano, Avventura con un travestito (1979).

– Ivan Cattaneo, Coccinella.

– Elio e le Storie Tese, Omosessualità.

– Daniele Silvestri, Gino e l’alfetta.

Stefano Bolognini ⋅

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