La dolce vita gay di Dominot

Ricordi e un po’ di nostalgia della Dolce vita romana – ma non solo – attraverso l’esperienza di uno dei protagonisti dell’epoca: Dominot.

Dominot

“Me voglio ritirà. Però me sa che più si ritirano ,più ne vengheno fuori, che ne so! Se ne ritireno due, e ne vengheno fuori cinquanta! Nel ’65  sarà tutto ‘na depravazione completa…Mamma mia, che schifezza verrà fuori…”.
Chi e in quale circostanze disse petulante questa battuta-presagio d’un mondo pieno di gay?
Se ricordate il mondo di Federico Fellini  siete vicino alla risposta. Se poi riuscite a collegare il tutto alla battuta finale del film La Dolce Vita ci avete visto giusto.
Dominot, questo è il suo nome d’arte, non solo ebbe la battuta finale del capolavoro felliniano ma interpretò numerosi altri film e commedie di teatro. Oggi l’abbiamo incontrato e intervistato a Roma, nel locale che gestisce da più di vent’anni “Il Baronato quattro Bellezze”, in Via di Panico 23 , dove ogni giovedì anima l’ambiente con uno spettacolo.

Come  nasce Dominot artista?

Sono nato a Tunisi negli anni trenta da genitori siciliani emigrati. Sono oriundo. Sono rimasto laggiù per vent’anni, poi tentai la fortuna a Parigi. Già a Tunisi per bisogno e per piacere avevo lavorato in un ‘localetto’ che si chiamava la Pochinierre. Mi esibivo en travestì perché la padrona non poteva assumere donne per motivi islamici… avevo un contratto da intrattenitore anche se in realtà facevo il trasformista. Studiai recitazione con Jacques Toulsa della Commedie Française  e lavorai anche alla radio.Una mia compagna era Claudia Cardinale…all’epoca una ragazzina. Con i soldi guadagnati  andai a Parigi. Erano gli anni cinquanta.

Nacque a Parigi il soprannome Dominot?

No nacque quando avevo nove anni ed ero ancora a Tunisi. Avevo un’ amica ebrea che si chiamava Dominique e che un giorno mi chiese “Perché non ti chiami Dominò?”,come diminutivo di Domenico. Così ho incominciato a farmi chiamare Dominot. Il mio vero nome è Antonio Iacono e all’ora lo trovavo poco artistico!

Come ricorda quella Parigi?

Frequentai per tre anni l’Accademia di Teatro ma nel frattempo,per pagarmi gli studi, mi travestivo e facevo spogliarelli a Pigalle. Poi mi trasferii a Teheran in Persia.

Cosa fece laggiù?

Mi esibivo in un grande cabaret al seguito d’una celebre compagnia di varieté parigina…era un periodo d’oro per gli spettacoli en travestì. Ballavo da uomo ma anche vestito da donna in alcuni numeri.

A Teheran non creava scandalo una cosa simile?

No. Là era come il medioevo… ma non feci scandali perché né la polizia né nessuno si accorse che ero un uomo. Il padrone del locale dopo un po’ di tempo si è insospettito ed ha chiesto alla direttrice della compagnia di mandarmi via. Erano molto rigorosi sui ruoli…

Così decise di trasferirsi a Roma dove incontrò Fellini?

Fu per caso in Via Salandra, nei pressi di Via Veneto, nell’autunno del 1958. Lui era accompagnato da un mio amico, Carlo Musto, che poi fece con me la scena finale nel La Dolce Vita. Quando Carlo fece cenno di avvicinarmi io non volevo saperne. Fellini era già famosissimo e ne ero intimorito. Ma il regista era molto incuriosito, cercava ispirazione per i personaggi del film che aveva in preparazione. Così insistette…e disse di presentarmi l’indomani nel suo ufficio ,lì vicino, in Via Alessandria per una audizione. La mattina verso le dieci quello studio era pieno di gente ma Fellini quando mi vide mi fece passare subito. Lì ,nel suo ufficio,incontrai Mastroianni, Vittorio Caprioli e Riccardo Fellini (ndr: fratello più giovane di Federico, nonché attore e poi montatore) che mi fece alcune domande. Parlai per un po’ con Tullio Kezich e con l’assistente Paolo Nuzzi, poi intervenne Mastroianni dicendo “Mannaggia quanto è simpatico sto giovinò. Starebbe bene per una particina…magari nel finale”. Poi Fellini continuò a farmi domande e a chiedermi tutto sulla mia vita e i miei amori. Gli raccontai di aver avuto un’unica ragazza,la ballerina Ilena Ràpova…bellissima, di cui mi ero innamorato…dissi anche che a Parigi facevo l’accompagnatore per uomini: li portavo al ristorante e poi un’ agenzia mi dava una percentuale. Raccontai anche degli spogliarelli a Pigalle. La mia “dolce vita” insomma! Fellini era incuriosito e mi volle rivedere. Da queste chiacchierate nacque il personaggio che poi avrei interpretato nel film. Fu ispirato dalla mia vita ma mi opposi a recitare travestito! Non mi andava…lo facevo tutti i giorni e volevo qualcosa che rispecchiasse di più il mio trasformismo.

In realtà era semi-travestito anche nel film!

Sì arrivato a Cinecittà mi fecero vedere un tutù e dissi che “sarebbe stato” uno scandalo se l’avessi indossato. Mastroianni ,che aveva il camerino in parte al mio, riferì la cosa a Fellini .

Fellini le disse qualcosa?

Certo, mi chiamò e mi chiese come mai volevo fare uno scandalo. Specificai che “io” non volevo fare uno scandalo ma che la mia parte sarebbe stata “poi” un vero scandalo alle proiezioni del film. Lui si è impuntato e me l’ha fatta fare lo stesso. …ed in effetti mai s’era visto niente di simile sullo schermo. Un vero scandalo per i perbenisti!

E’ vero che Giò Stajano litigò  con Fellini e pretese che furono tolte tutte le scene in cui figurava?

Non lo so. So che a me Fellini tagliò qualche battuta… nell’orgia a Fregene soprattutto. Un attore che ha la parte di un ragazzo effeminato nel film (ndr: Massimo Busetti che sostituì Giò Stajano) era così abile che mi ha rubato molte battute. Lui si vede nell’orgia mentre dice “Parla Italiano… Io non parlo lo straniero” ad una donna che lo deride per la sua omosessualità.

E’ vero che insieme a Giò Stajano eravate tra i pochi apertamente omosessuali degli anni sessanta?

Guarda i “dichiarati” erano pochissimi. Io ero abituato al travestitismo perché per me era naturale. Qui in Italia ero guardato come un animale esotico. Non è come adesso che c’è una libertà incredibile. Tra i primi celebri artisti-travestiti a Roma c’era la O’Brian e trent’anni prima c’era stata la famosa Cordero…che i fascisti mandarono al confino. Poi sono arrivato io, “La Parigina”, e quando arrivavo nelle case dei ‘froci’ per delle feste facevo anche spogliarelli integrali. Mi invitavano per questo. Ero un po’ la pietra dello scandalo. Dopo di me arrivarono La Sanguinaria, La Mina, la Minorenne e tante altre. Proprio come avevo profetizzato nel finale de La Dolce Vita!

Quale realtà gay si respirava a Roma?

C’era molta allegria. Tutti i gay erano in cravatta e pettinati bene. C’erano però lati positivi e lati negativi. Si poteva incontrare chi si voleva quasi ovunque. Un vero paradiso terrestre! Le donne non esistevano. Alle otto di sera i gay avevano tutto il mondo per loro. Si faceva l’amore ovunque, persino nell’ombra dietro i portoni! In questa zona ,dove ho casa dal 1961, allora c’erano ancora dei prati e tutto era vecchio e in disuso. Circolavamo di notte solo noi e i pischelli in cerca di sesso. Una cosa mi stupì molto dell’Italia, i ragazzi si “toccavano” quando ci vedevano e dicevano: “Mannaggia quanto so’ incordato oggi!”. E poi dicevano: “Andiamo a prendere un caffè”. Intendendo ben altro… Lo ricordo con piacere.

Lungo il Tevere c’erano ancorati dei barconi adibiti a balere. Poi facevamo il bagno a mezzanotte e io ballavo in punta di piedi sulla riva. Ricordo che Mastroianni e Franco Citti passeggiavano lungo il Tevere di notte. Il Colosseo era tutto aperto ed era come casa nostra, ci si faceva di tutto! Rientravo sempre a casa all’alba e nudo mi lavavo sotto l’irrigatore a pioggia delle aiuole pubbliche. C’erano anche lati negativi. C’era ancora in vigore il Codice Rocco varato in epoca fascista per i cosiddetti reati contro la Pubblica Morale. Dopo un articolo ,apparso sulla velenosa rivista Lo Specchio nell’agosto 1959, in cui si parlava di me e dei dancing sul Tevere, divenne tutto un inferno. Fu come un pubblico linciaggio. La Polizia non ci diede tregua…Quando poi esplose l’inchiesta dei “balletti verdi” fummo costretti a ritrovarci in case private. Ho passato moltissimo tempo nelle camere di sicurezza e anche in carcere. Mi arrestavano per oltraggio, se lo inventavano loro, per travestismo e per occultamento dei “connotati”. Ti facevano fare qualche giorno. Dopo un po’ i giudici ci conoscevano e dicevano “Ma ancora ce li portate qua?”.

Come la trattavano all’interno delle carceri?

I poliziotti ci trattavano bene. Solo quelli della Buoncostume erano ‘stronzi’ e di notte ci gridavano “Vieni qui che se non ti prendo oggi ti prendo domani”. In carcere ci tenevano separati dagli altri detenuti. Quando uscivo di casa non sapevo se sarei tornato. Ma era comunque un bellissimo periodo, si faceva l’amore di continuo. Non è come per voi giovani d’oggi…

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Dopo La Dolce Vita cosa fece?

All’epoca ero cretino e non ”capivo” Roma.  Stanco di tutto me ne  tornai a Parigi.

E’ vero che ha lavorato nella compagnia della celebre trans Coccinelle?

Sì ma prima de La Dolce Vita. Dopo il film ho fatto ancora un po’ di cabaret a Parigi perché avevo bisogno di soldi. Me li aveva rubati uno degli attori del film che avevo ospitato a casa mia. Io cantavo al  celebre Carousel mentre a Piagalle facevo spogliarelli. Poi tornai a Roma e feci molto teatro d’avanguardia che all’epoca era di gran moda. Sono entrato nella scuola di Giancarlo Nanni e abbiamo avuto dei trionfi. C’erano Vinicio Diamanti , Alessandro Vagoni e Alessandro Haber. Lì ho fatto una piccola carriera. Poi mi sono messo da solo, ho fatto il regista e in contemporanea continuavo ad esibirmi nei locali  en travesti.

Che rapporto aveva con Giò Stajano?

L’ho incontrato quando era ancora uomo. Gli piacevano molto i militari. Poi si è operata. Una decina di anni fa è venuta a trovarmi e mi ha detto che non scrive più ma che fa “la puttana”.Mi ha lasciato un po’ scioccato e ci abbiamo riso su. E’ una persona intelligente. Mi disse “Pensa io che odiavo la fica adesso ce l’ho addosso…”. Ora mi è stato detto che è una fervente religiosa ed ha rinunciato al sesso.

Essere gay le creò problemi con gli eterosessuali?

Gli etero caro mio ci stavano tutti fino agli anni settanta. Con chi andavano sennò. Noi facevamo solo etero. Che credi? Adesso te li sogni gli etero. Io sono un po’ come Pasolini. Un pesce fuor d’acqua. Tutti ci facevano la corte, ci trattavano come delle ragazze e s’innamoravano pure…scoppiavano scene di gelosia tra loro. Stavano ad aspettarmi sotto casa. Sai che li rifiutavo? Tra noi ci dicevamo “Stasera quanto hai rifiutato?”.

In che rapporti era con Pasolini?

Lo vedevo nei cinema e in periferia qualche vola. Si parlava. Ero molto più amico di Laura Betti ed Elsa Morante. Pasolini faceva parte del cast de La Dolce Vita. E’ lui che ha scritto la scena della prostituta di Piazza del Popolo all’inizio del film…Fellini però la modificò tutta perché era troppo realistica.

Ha conosciuto anche Paolo Poli?

E’ una persona deliziosa, è colto ed è un grandissimo artista. Laura Betti invece è un po’ una bestia, è molto violenta ti aggredisce ma è anche molto dolce a volte. E’ il suo modo di fare.

Questo accadeva fino agli anni settanta. Ma poi che fece Dominot?

Aprii questo localino dove tutti i giovedì il bancone diventa un palcoscenico e mi esibisco. Con il passaparola ho un notevole successo. Non faccio più teatro e lo farei soltanto con occasioni straordinarie.  Ogni anno faccio uno spettacolo nuovo. Come “critica” sono stato molto fortunato ma non ho fatto la fortuna che hanno fatto altri. Mi cercano ancora ma mi vogliono far fare quello che non voglio più fare e allora mi rifiuto. Oggi mi posso permettere di rifiutare.

Come sono i suoi spettacoli?

Io appaio molto forte ma imprendibile. Mi concedo molto ma nello stesso tempo sono sfuggente. Vengo da una scuola di teatro d’immagine e di mimo d’avanguardia.  Ogni mio vestito ,ogni mio gesto e ogni mia parrucca ha un significato preciso. Non è una facciata: il vestito diventa contenuto.

Nello spettacolo attuale, Desabillez-moi! ,canto dal vivo la Piaf e la Greco. E’ un trionfo assoluto. Se verrai te ne accorgerai.

Ci racconta qualcosa di Liza Minnelli e di Ingrid Bergman con cui lei ha lavorato nel film Nina di Vincente Minnelli?

Fu nel 1975. Per loro ci vorrebbe un capitolo a parte. La Bergman è una delle persone più meravigliose che abbia mai incontrato nella vita. Era intuitiva e intelligente. E’ stata con me come nessuno. Mi aveva capito fino in fondo. Fui ricoverato e mi mandò in ospedale duecento rose…Poi mi fece avere due foto autografate per mezzo del suo autista che mi disse: “La signora non si fidava della posta”. Ero a casa convalescente ed è venuta da me facendosi cinque piani a piedi per parlarmi. Il mio stato di sofferenza l’aveva scossa. Per me sapeva gia di avere il cancro…morì qualche anno dopo l’uscita del film.  Liza Minnelli ,invece, era molto scattante e sorridente.

E’ vero che ha girato il film  ingessato?

E’ vero…è vero. Ma non voglio raccontare come mi ruppi entrambe le gambe. Vincent Minnelli ,che era gay, quando mi vedeva era sempre molto contento e scherzava per rallegrarmi… forse intuiva che in quel periodo ero disperato. Aveva aggiunto nel copione una parte molto più lunga per me. Poi ebbi quest’incidente…ma non sul set. Minnelli così inventò le scene in cui ero dietro la scrivania alla concierge o quella dell’ascensore con la Bergman ,inquadrandomi solo a mezzobusto. Mi spiace perché non ho fatto tutte le scene che erano previste con la figlia.

Ci racconta gli amori di Dominot?

Parlerei poco dei miei amori. Non ne parlo perché sono straordinari ma anche dolorosi. Ho avuto amori celebri in gioventù che non posso dire…ad esempio un celeberrimo reggente straniero e un famoso calciatore.

Quale sarà il futuro di Dominot?

Non mi propongo nulla e mi lascerò andare. Come ho sempre fatto.

 (Pubblicato in “Babilonia”, maggio 2002, pp. 68-71)

Stefano Bolognini ⋅

6 commenti

  1. giulio

    Ciao Artista, ci hai fatto sognare. Ti ho incontrato a roma nel 90 e mi hai fatto sorridere ed era un periodo molto triste per me. Ciao ci manchi !

  2. furio

    ci manchera, il tuo ottimismo e it tuo sorriso. Ti ricorderemo sempre. furio e chantal.

  3. ernesto

    Solo ora ho scoperto che non ci sei piu’……. Sei stato un grande artista pochi come te sapevano restituire la magia di una Piaf e non solo……ti avro’ sempre nel mio cuore e spero che il tuo ricordo sia sempre vivo grazie alle tante persone che ti hanno amato li’ al Baronato delle 4 bellezze Ciao DOMINOT

  4. Flavio Sorrentino

    Caro Domino, resterai sempre nei nostri cuori Grazie!Flavio, Casimiro , Raffaele e tutti gli amici, della Sardegna

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