Sharon Stone pro matrimonio gay

Sharon Stone spezza una lancia a favore della “causa gay” ma il suo appello cade inascoltato: per la bigotta California il paragrafo 22 ( “solo il matrimonio tra uomo e donna è valido e riconosciuto in California”,N.d.R.) “sa da fare”.
L’attrice é comparsa nel film tv If these wals could talk nel ruolo lesbico di compagna di Ellen DeGeners conosciutissima attivista omosessuale americana. L’episodio che le vede protagoniste racconta con ironia il rapporto affiatato di una coppia lesbica che decide di avere un figlio attraverso l’inseminazione artificiale.
Nessun imbarazzo per la Stone nelle scene di nudo: “Mi sono sentita molto rassicurata da Anne, mi sono sentita amata e protetta. […]Questo senso di rispetto mi ha permesso per la prima volta di girare le scene con grande naturalezza”. Per la DeGeners invece l’esperienza è strana e non è divertente “baciare sulla bocca una finta partner di fronte a quella vera…” Un bicchiere di liquore le ha fatto cambiare idea.
Intervistate sulle condizioni di vita delle lesbiche si sono mostrate entrambi graffianti. La Stone afferma “Glielo dico io com’è cambiata (negli ultimi 40 anni, n.d.r.): in 39 stati americani se se gay puoi essere licenziato”. Per la DeGeneres “Tutti pensano che a Hollywood le cose vadano meglio, ma non è vero: la stragrande maggioranza di executive e produttori non rivela la propria sessualità, perché non è ok”.
La “versione” lesbica della Stone dopo “Basic Instint” ha suscitato un fiume di polemiche anche in considerazione del fatto che la proiezione del film è capitata proprio alla vigilia del referendum californiano contrario al riconoscimento dei matrimoni gay. Anche Clinton si è espresso per il “no”: “non votate la proposta 22 è sintomo di intolleranza”. La crociata dei conservatori ha purtroppo vinto e le unioni omosessuali sono state messe al bando.
Attendendo future battaglie alla Stone va il sentito ringraziamento degli attivisti gay.

Stefano Bolognini ⋅

Commenta

  • (will not be published)