Un figlio gay? Non è colpa delle mamme

Un articolo di una sedicente rivista di salute, attraverso l’intervista ad alcuni ‘presunti’ esperti, attribuisce scientificamente alle madri “la colpa” per l’omosessualità dei propri figli. Ma non è così.

Madre e figlio. Foto Happiness...-Wikicommons

Madre e figlio. Foto Happiness...-Wikicommons

Leggeva lentamente “Salute &” rivista di alimentazione, benessere, medicina e natura che aveva acquistato a poco prezzo per ammazzare il tempo prima di una visita medica.

Non aveva mai sentito parlare di quel giornale, ma l’aveva incuriosita il richiamo in copertina ad un dossier su omosessualità, violenza carnale, pedofilia, eros e personalità. Quell’accostamento che mescolava temi così differenti non l’aveva allarmata e messa nell’ordine di idee di ciò che avrebbe potuto leggere.

Molto semplicemente, aveva un figlio omosessuale dichiarato e non si lasciava sfuggire su giornali e riviste i contributi sul tema che, con una buona dose di volontà, cercava di approfondire.

Dopo la lettura, tornata a casa, si rivolse al figlio e in lacrime gli disse: “E’ colpa mia se sei omosessuale. E’ scritto qui”.

Leggiamo quello scritto insieme e cerchiamo di capire se la tesi che l’omosessualità di un figlio dipenda dalla madre, spacciata come acquisita scientificamente da Gabriella Baldissera e da alcuni ‘presunti’ esperti nell’articolo Omosessuale perché del numero del novembre scorso su “Salute &”, sia sostenibile.

Già la collocazione del pezzo incriminato ci pare indice inconfondibile di come sia trattato l’argomento. Prima di Omosessuale perché, infatti, la Baldissera ci offre un servizio sopratitolato Sessualità deviata/Stupri che racconta in esclusiva il triste caso di un detenuto per atti di violenza carnale su donne con questo tono “la nonna – dice il carcerato – estraeva il mio pene dal tubo di cartone vuoto della carta igienica in cui lo avevo infilato e intanto un piacere immenso lì”. Il resto dell’articolo potete immaginarlo…

Nulla di così accattivante come Sessualità deviata/Stupri quale assaggio per prepararsi alla lettura, alla pagina successiva, del pezzo sopratitolato Sessualità deviata/Omosessualità. L’accostamento ‘deviato’, come facciamo notare alla nostra mamma, non è proprio così casuale…

Ma torniamo a Omosessuale perché il cui intento dichiarato nelle prime righe è offrire una risposta all’annosa domanda: “Come dobbiamo considerare l’omosessualità? Una forma patologica o no dello sviluppo sessuale dell’individuo?”.

E’ una domanda fuori tempo se pensiamo che l’omosessualità non è considerata dagli psicologi patologica da trent’anni…

Procediamo con la risposta lapidaria della giornalista: l’omosessualità è un “problema che investe il campo relazionale. Per questo – dice la Baldissera che evidentemente non sa cosa sia l’omosessualità – mi sono rivolta agli esperti” che fortunatamente concordano che l’omosessualità “non sia una perversione”. Almeno questo…

Il professor Fancini, psicoterapeuta dell’età infantile, ritiene che l’omosessualità di un individuo sia da attribuire a “fattori relazionali e parentali” e che abbia “una base biogenetica”. Inoltre  dato che i “fattori relazionali incidono sempre e comunque sullo sviluppo di ogni individuo…qualsiasi comportamento apparentemente deviato rispetto al genere di appartenenza nel periodo dell’infanzia è da iscriversi al bisessualismo che connota il bambino” ed è “da ritenersi come espressione del desiderio di imitare uno dei genitori”. Semplificando, e questo ha fatto quella madre che aveva difficoltà a raccapezzarsi con i termini tecnici, l’omosessualità dipende strettamente dai genitori.

Il nostro esperto la psicoterapeuta Margherita Graglia, collaboratrice dell’azienda Ausl di Reggio Emilia in veste di responsabile del consultorio per gay e lesbiche e formatrice sulle tematiche della diversità sia  a livello nazionale che europeo, dice che l’omosessualità non si forma soltanto attraverso fattori biologi (genetici per esempio) o relazionali ma “l’orientamento sessuale (eterosessuale, omosessuale e bisessuale) si forma tramite complesse interazioni di fattori biologici, psicologici e sociali, fattori che cambiano per ciascun individuo: per alcuni sarà più importante l’aspetto biologico, per un altro quello ambientale”. E quindi non è detto che i genitori rivestano il ruolo più importante nelle scelta dell’identità sessuale dei propri figli.

Rispetto poi alla tesi che discute di comportamenti bisessuali del bambino la Graglia afferma che se da una parte è vero che “che i bambini imitano i genitori” dall’altra parte è innegabile che “la bisessualità non viene trasmessa, trvasata così, ipso facto, sui figli” e aggiunge: “Secondo lo psicoanalista Isay si nasce gay e dunque ci sono bambini omosessuali, per alcune persone l’aspetto genetico è revalente e quindi già presente alla nascita. Il problema è che se ci spaventa pensare ad un adolescente gay tanto che tendiamo a dire “Sarà solo un a fase!” ancora di più ci spaventa un bambino che ha pulsioni di questo tipo. E’ vero che l’identità sessuale si definisce in adolescenza, ma già prima i confini identitari si enucleano”.

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Ma la Baldissera invece di domandarsi l’attendibilità delle tesi citate conclude con Fancini: “Deduco dunque che possiamo parlare di omosessualità con maggiori certezze soltanto dopo la fase adolescenziale”. Deduce male. Esistono, come ha conferato la Graglia, numerosi studi sull’omosessualità nella preadolescenza.

Il secondo super esperto di “Salute &” è la dottoressa Maisetti, dalle qualifiche non specificate, che aggiunge alla tesi delle radici biologiche dell’omosessualità l’affermazione che ha ferito di più quella mamma: “Alla formazione della personalità omosessuale sta il mancato processo di disidentifiazione del bambino dalla madre. E’ come un bisogno di amare se stesso fuori di Sé attraverso uno sdoppiamento della personalità”. Queste tesi, continua il pezzo, sono riprese da Green, Meltzer e dal dottori Mancia e discutono di “madri anaffettive, di madre morta anche se viva fisicamente, unita alla assenza di una figura paterna forte”.

Quante volte abbiamo sentito questo ritornello? Tre americani, nel libro Piccoli Gay crescono edito da Feltrinelli smontano l’affermazione con estrema ironia: “L’omosessualità non è il risultato dell’obsoleto spauracchio madre autoritaria [o assente], padre assente. Se questa ipotesi sarebbe giusta, ogni figlio nato dopo la Rivoluzione industriale, quando i padri cominciarono a lavorare lontano da casa sarebbe stato gay”.

Ne parliamo con Roberto Del Favero, psicologo e psicoterapeuta di Milano, che si è molto dedicato all’omosessualità e che ci dice: “Queste tesi sono state ipercontestate negli ultimi vent’anni. Non ha nessun fondamento scientifico. In recenti convegni americani è dato come assunto che non c’è nessuna tesi scientifica sulla genesi dell’omosessualità. Quanto dice la Maisetti fa parte di una cultura diffusa che ha origini freudiane. Si tratta del tema dell’attaccamento ad una madre maschile e ad un padre femminile da cui hanno fatto derivare l’omosessualità. Era necessario trovare l’origine di una patologia e in questo caso si è detto che all’origine stava la madre”.

Oggi sappiamo soltanto che “il fenomeno esiste ma non sappiamo da cosa dipenda. Piero Angela qualche mese fa in una trasmissione ha offerto una ricca documentazione sull’omosessualità nel mondo animale. Possiamo constatare soltanto che nell’economia del creato l’omosessualità ha un ruolo. Noi non sappiamo quale ruolo abbiano le formiche ma sappiamo che sono importanti”.

Ma la Baldissera cieca di fronte all’evidenza continua imperterrita con le sue tesi ‘scientifiche’  e dice delle lesbiche: “Nelle femmine la mancata dis-identificazione dalla madre ha come conseguenza una struttura mentale dominata da una madre interna amata ed odiata, un padre interno assente, idealizzato con il quale non si riesce a convivere. Una ricerca dolorosa della propria identità femminile e spesso un rifiuto della figura maschile”.

Che guazzabuglio…la nostra Margherita Graglia afferma perentoria e molto arrabbiata: “Questa ostinazione a creder che le lesbiche rifiutino il padre sarebbe ridicola se non avesse effetti nefasti sui pazienti che hanno la sventura di imbattersi in terapeuti che ancora credono a simili teorie. In ognuno di noi c’è una madre amata e odiata e nella nostra cultura, storicamente, il padre è meno presente della madre: le donne dovrebbero essere tutte lesbiche! Teorie così ingenue e cosi esaustive sono un insulto all’intelligenza degli psicologi e un danno per i gay e le lesbiche!”.

L’ultima perla che ci offre questo splendido spaccato di disinformazione è: “esistono casi frequenti per cause reattive di falsa omosessualità così come esistono quelli di falsa eterosessualità. Un percorso di analisi o una psicoterapia aiutano a riscoprire e raggiungere la propria identità”.

Paolo Rigliano, un neuropsichiatria di Bologna che ha recentemente pubblicato un testo per Feltrinelli intitolato Amori senza scandalo, dice che il concetto di falsa omosessualità: “non rientra in nessuna ricerca scientifica attuale. Cosa significa falsa omosessualità? Esiste l’incertezza sulla propria identità. Ma esiste anche l’incertezza rispetto ad un lavoro futuro. Il concetto di falsità in questo contesto è idiota e privo di alcun fondamento scientifico. Detto così tutto potrebbe diventare scientificamente falso o vero. La falsa omosessualità è inventata da questa che scrive e nel dibattito scientifico questa tesi è assolutamente assente”.

Ma veniamo alle conclusioni sul nulla scientifico che offre la Baldissera: “un figlio di una coppia omosessuale inizierebbe la propria esistenza senza figure genitoriali di riferimento”, “la creatività [di molti omosessuali] è comunque un fatto compensatorio e insieme un esito di sofferenze che trovano nell’espressione artistica una propria risoluzione” e ancora “il problema del desiderio omoerotico si congiunge dunque con forme di sofferenza legate sia alla mancata accettazione di sé che è ricerca di una propria identità, sia alla consapevolezza di vivere una scelta contraria alla cultura generale…ecc. ecc.”. Non abbiamo altri esperti disponibili a misurarsi con queste banalità che si commentano da sole.

Convinti come Del Favero che “non esistono tesi accreditate sulla genesi dell’omosessualità. Negli Stati Uniti in anni recenti si sono fatte mille sciocche ipotesi che nello spazio di pochi giorni si autosmentivano. In realtà sappiamo che l’omosessualità esiste. Altro non sappiamo” ci sembra palese che quella madre debba avere una risposta definitiva anche perché potrebbe contestare lei stessa l’attendibilità dei nostri esperti.

Il figlio avveduto dopo averle fatto notare che la domanda “E’ tutta colpa mia” era malposta perché partiva da stereotipati criteri cattolici di premi e punizioni divine e di colpe umane le chiese “Ma se tu sei eterosessuale è colpa di tua madre?”. Lei stette zitta e lui aggiunse: “Se il tuo essere eterosessuale dipendesse scientificamente da tua madre che importanza avrebbe?” e concluse “ricordati che se il mio essere omosessuale dipendesse da te e non fosse una tua colpa anche il mio essere omosessuale e felice dipenderebbe da te. Sono omosessuale e felice che questo dipenda da te o meno. Grazie mamma” e la abbracciò.

Tutto questo è realmente accaduto.

3 commenti

  1. Gaia Ferretti

    Beh, in rete circola tal alida vismqra, ancella.di verita’ scientifiche aulla sessualita’, omossessualita’. Cercare su google alida vismara. .

  2. Paolo

    Non si capisce però una cosa: quali sono le cause dell’ omosessualità?
    Che le cause non siano ne solo biologiche ne solo ambientali mi sembra scontato.
    Al di là della questione della colpa, essere omosessuali o eterosessuali sarà dovuto a qualcosa… Kernberg per esempio nel suo libro ”relazioni d’ amore, normalità e patologia” parlava di una bisessualità infantile dovuta alle rispettive identificazioni con ambedue i genitori.
    Il problema però è che a quanto pare non è cosi facile individuare quei fattori che causano o che contribuiscono a causare l’ orientamento sessuale.
    Secondo me però non si può banalmente accettare che le cause siano solo biologiche, o come pensano le femministe solo ambientali.
    Sarebbe riduttivo.
    Secondo me in ogni caso le cause vanno indagate, perchè capire la sessualità può far luce su molti altri comportamenti.
    In ogni caso ciò che è patologia e ciò che non lo è dipende esclusivamente dall’ epoca in cui viviamo.
    Supponiamo che fra 1.000 anni nascerà una civiltà con una coscienza molto piu evoluta della nostra.
    Ora noi chiamiamo le persone che hanno risolto il conflitto della fase edipica ”sane”.
    Beh però se questa civiltà piu evoluta avesse un livello di coscienza molto superiore alla nostra, per cui il nostro attuale stato di sanità mentale fosse qualcosa che per loro è superato, loro chiamerebbero la regressione al nostro tipo di comportamento ”patologia”.
    Siamo tutti malati, quello che rende sano il nostro esistere è che la fase in cui siamo è adeguata al livello generalmente raggiunto dall’ umanità.
    Se fossimo una specie che non accudisce i propri piccoli, per cui il bambino non raggiunge mai una simbiosi con la madre, probabilmente chi ci studierebbe direbbe che il nostro ”autismo” è sano, considerando che siamo una specie che non accudisce i propri piccoli.
    Se invece tra di noi ci fosse qualcuno regredito a una fase precedente all’ ”autismo” direbbero che è malato.
    Naturalmente ho semplificato, questo però è per dire che non bisogna fissarsi su patologia/sanità, tutto ha le sue cause, anche la sessualità eterosessuale e la personalità sana ha le sue cause.

  3. Pippo

    “Se questa ipotesi sarebbe giusta”
    Ma come fa una capra tale ca commettere strafalcioni simili a contestare lavori di gente che studia da una vita?
    Sto raggelando.

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