Nel segno di Marte

Muscoli, orgoglio e visibilità: il pornoattore Alex Marte sarà a Europride e invita tutti all’evento.

Muscoli, orgoglio e visibilità: Alex Marte sarà a Europride e invita tutti all’evento. L’attore si è imposto all’attenzione del desiderio della comunità gay internazionale con quell’aria da ragazzone muscoloso e ruvido, proporzionalmente distribuita su 188 cm di altezza, capace di soddisfare, sfilandosi la canottiera e tutto il resto, i bollenti spiriti della maggioranza dei maschietti.

La fama gliel’hanno data copertine su note riviste e soprattutto gli ingaggi per grandi aziende del porno come Kristen Bjorn e un contratto in esclusiva con Menatplay. Insomma il modello testimonial d’eccezione di Europride, che si esibisce esclusivamente a Muccassassina, ne ha fatta di strada da quando, ragioniere tarantino e indossatore di intimo per hobby, si è lanciato nell’olimpo del porno. Ed è stato un percorso che non si è mai sottratto, a differenza di tanti colleghi, a visibilità e orgoglio. Eppure tutto è incominciato per caso…
Alex come sei arrivato al porno internazionale?
È cominciato tutto per curiosità e sfida con il mio amico Filippo Romano a uno dei provini di Lukas Kazan a Roma, più per vanità e gioco che per un preciso progetto. Sono stato richiamato, ma le proposte non erano convincenti e mi sono fermato. Poi è arrivato il servizio fotografico come simbolo italiano all’estero per il magazine DNA: cover, 16 scatti e intervista. E devo ringraziare di questo Roberto Chiovitti, mio fotografo di fiducia, e Michele Angiuli mio stylist personalissimo. In seguito ho conosciuto un agente internazionale, Nacho Silva, che mi ha procurato due provini per Kristen Bjorn e Menatplay, e da lì siamo arrivati subito al contratto di esclusiva e dopo solo tre mesi di attività alla vittoria del premio come Best Newcomer of the Year all’Hustlaball 2010 a Berlino.
Non sono numerosi i pornoattori gay visibili. Come mai la tua scelta di esserlo totalmente?
Ho nascosto la mia omosessualità fino all’età di 25 anni, non per rifiuto ma per concomitanza di cause, la vita al sud e le convenzioni sociali molto ristrette. Poi il primo lavoro a Roma in una serata gay e la soddisfazione di essere riconosciuto e apprezzato dalla gente, che a volte era presente nel locale anche per vedere me oltre che per la musica e per i loro amici. Perché privarsi dell’entusiasmo della gente, che si trasforma presto in energia positiva nel lavoro che svolgi? Faccio tutto alla luce del sole nella mia vita. Anche questo.
Ci puoi raccontare qualcosa del tuo lavoro da dietro le quinte?
Molto spesso si crea un legame di complicità e divertimento con i miei colleghi sul set, ed essendo io un gran bambinone che ride e scherza tutto il tempo (in contrasto con la mia mole che spesso spaventa) rido0 anche quando dovrei essere il più maschio e sexy possibile. È un gioco che diventa lavoro, ma come tale lo prendo, se mi prendessi troppo sul serio rischierei di essere ridicolo alla fine.
Hai girato film per case di produzione del porno internazionale: che aria si respira nelle comunità gay estere?
Chi pensa che la scena gay sia solo i lustrini e i volumi di acqua ossigenata di alcune icone gay televisive ha preso un abbaglio. Tutti i gay che ho incontrato, oltre all’avventura porno, sono dei saldi professionisti affermati nella loro vita privata, in svariati modi e in diversi mestieri ma nessuno improvvisato.
In Italia va maluccio…
In Italia va quasi tutto maluccio: il porno gay e l’intrattenimento per adulti è demonizzato dalle istituzioni sin dalle relazioni quotidiane omosessuali. Che cosa posso aggiungere? Teniamoci i nostri demoni finché non saremo bravi ad accendere una luce per far sparire le ombre.
Perché parteciperai a Europride?
Perché è a Roma, capitale d’Italia, perché le realtà che lo organizzano sono quelle in cui io sono cresciuto artisticamente (Muccassassina in primis), e poi perché è un modo per affermare che bisogna partire dalle proprie realtà quotidiane per cambiare qualcosa. Non c’è bisogno di mille biglietti aerei per andare nei luoghi di aggregazione di moda. Quella si chiama vacanza! (pubblicato in “Pride”, giugno 2011).

Stefano Bolognini ⋅

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