Don Gallo: vi dichiaro marito e marito

L’omosessualità fa parte del “Piano di Dio”? A sentire Don Andrea Gallo, prete di strada, di Genova, la risposta è sì. E il matrimonio gay? Si può fare.

L’omosessualità fa parte del “Piano di Dio”? A sentire Don Andrea Gallo, prete di strada, di Genova, la risposta è sì. E il matrimonio gay? Si può fare.

Don Andrea Gallo

“Finiamola con gli omosessuali cattolici che bussano alla porta della Chiesa. Gesù ha detto: ‘se bussate troverete aperto’. Quella porta è chiusa!”. La solita dichiarazione di un prete cattolico omofobo? Macché molto di più: questo è un invito alla ribellione.

Don Andrea Gallo di Genova, è sua quella affermazione, è il sacerdote più friendly d’Italia. Qualche tempo fa è giunto alla ribalta delle cronache per aver battezzato un omosessuale di Desio il cui parroco gli rifiutava il sacramento da vent’anni. Qualcuno, dalle gerarchie, ha definito quel battesimo falso. Lui non demorde e oltre ad accogliere nelle sua comunità i gay ha ospitato una trans eroinomane che le comunità alloggio (quelle alla Muccioli per intenderci) rifiutavano o avrebbero ospitato solo vestita da uomo. Se non bastasse in passato ha rincuorato la madre di un sedicenne gay che a detta del Don “non andrà all’Inferno” e ha partecipato, nell’ottobre scorso, al convegno organizzato da AGEDO “Omosessualità e compiti dell’educazione” dove non solo ha difeso l’amore gay, ma di più, ha invitato il nutrito pubblico presente “all’incontro con la diversità che è motivo di crescita” e ha affermato con veemenza il dovere di ogni cattolico che è quello di concedere a tutti “il diritto di non soffrire”. E pensare che con le sue settantaquattro primavere è quasi un coetaneo del papa… Follia la sua o interpretazione troppo libera dei passi biblici?

In quali circostanze è venuto a contatto, per la prima volta, con l’omosessualità?
Sono un prete di strada e la strada è la mia università da oltre vent’anni. Ho fondato una comunità che ho definito ‘porta aperta’ nel anni formidabili dei figli dei fiori, del maggio francese, delle conquiste degli operai e del movimento studentesco. ‘Porta aperta’ significa accogliere la persona così com’è ed entrare in relazione in profondità. Non potevamo chiedere i documenti a chi bussava.
Dopo alcuni mesi in una canonica che avevamo occupato pacificamente grazie all’infinita bontà del parroco sono arrivati due ragazzi che mi hanno detto di essere una ‘coppia gay’.
Li ho presentati alla comunità avvertendo un’apertura alla famiglia umana, fatta di simili e non di uguali, e sentendoli profondamente appartenenti all’immenso disegno di Dio padre e madre. Li ho presentati agli altri: “Voi vi fate la fidanzata. Come mai questi ragazzi sentono questo bisogno?”. Inizialmente ci furono reazioni negative. Un calabrese cercò di aggredirli ma fu fermato. Via via invece sono stati accolti nel rispetto. Accogliendo questa diversità abbiamo vissuto giorno per giorno tutti gli stereotipi, i pregiudizi e le considerazioni scientifiche superficiali che si portava dietro e ci siamo arricchiti nel discernere e accogliere le pluralità di comportamento di tutte le diversità. Quando li abbiamo accolti abbiamo capito che era possibile incontrarsi, in parte in conflittualità, nell’irrinunciabilità dei rapporti umani e in un approfondimento reciproco per arrivare ad una comunione.

Ma in veste di rappresentante della Chiesa come ha fatto a superare lo scoglio della condanna all’omosessualità che la sua istituzione perpetra da centinaia di anni?
Io l’ho sentito nel mio profondo. Gesù dice ‘Tutti voi che siete oppressi venite a me, venite a me!’. Io ho semplicemente accolto.
Ho avuto la gioia di leggere nell’ultimo catechismo cattolico universale che finalmente la Chiesa, dopo secoli, ha accettato i risultati delle ricerche scientifiche e ha scritto l’omosessualità non è malvagità non è una sodomia [sic] e non è una perversione ma che era il risultato del dono della natura stessa e cioè di Dio. Tant’è vero che il Catechismo dice che questi giovani devono essere accolti con rispetto e tenerezza. Pensa che gioia quando l’ho letto.

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Rimane il fatto che il catechismo chiede però agli omosessuali di rimanere casti…
Ecco qui il punto. Sono leciti i loro atti di affettività e sessualità? Se pensi che solo qualche decennio fa per la Chiesa l’usura era considerata peccato mortale…
Io mi auguro che, e i risultati scientifici affermano che l’essere umano nasce sessuato o eterosessuale o omosessuale, se una minoranza diventa omosessuale questo è il piano di Dio.
E li accolgo, nel rispetto della loro privacy, fidandomi, facendo emergere la loro coscienza personale e incentrando tutto in una logica della responsabilità.
Io continuo ad interpellare la mia Chiesa che amo! Volente tener conto di questa situazione. Volete capire e mettervi in ascolto? Quante perversioni ci sono nel rapporto eterosessuale confermato dall’anagrafe civile e da quella ecclesiastica? Quante perversioni? Cerchiamo di andare a fondo. Leggiamo le lettere di Sant’Anselmo che scriveva ai suoi abati [dal quale emerge l’amore che l’abate provava per i suoi fratelli di stampo chiaramente omoerotico].
Con la mia comunità abbiamo approfondito, ad esempio, il problema della droga.. Nella storia l’assunzione di certe sostanze, in Oriente, entrava in una ritualità. Adesso viene tutto demonizzato. Il potere teocratico impone certi comportamenti e proibisce certe sostanze mettendo in difficoltà tante persone.

Detto questo sarebbe favorevole al matrimonio gay?
Ma certamente. Bisogna lasciare la libertà di scelta. Io lo sostengono anche se mi richiamano. Io amo la mia Chiesa.

Facendo queste affermazioni è possibile che la scomunichino?
Mi chiamano i Vescovi quando faccio queste dichiarazioni ma non credo di correre questo rischio. Quando ho battezzato un omosessuale di quarant’anni in comunità abbiamo fatto una grande festa. Il vescovo [di Genova Cardinal Tettamanzi] non mi ha richiamato. Ci mancherebbe.
Anche i teologi e i moralisti approfondiscono questo tema. C’è una dinamica nella morale sessuale. Io ho settantaquattro anni e mi ricordo di quando le donne dovevano entrare in chiesa con il velo.
Quando ho studiato Teologia io, circa quarantacinque anni fa, il trattato del matrimonio ci confermava in modo perentorio che il fine del matrimonio è la procreazione. Era il fine prioritario. Ma come è possibile? Il secondo fine era remedium concupiscienzie???[che significa] avevano capito gli istinti umani e terzo aditorium sibit[che significa]: l’Amore dei coniugi [ride]. Ormai la morale cattolica mette ad primum [al primo posto] l’Amore degli sposi. Nel matrimonio ‘la materia’ è il sì degli sposi che è l’amore. E l’amore può esplicarsi nella maternità e nella paternità responsabile ma non solo. C’è amore anche in una coppia di omosessuali.

Se un gay le si presentasse per la confessione lo assolverebbe?
Ma come faccio io a giudicare. Dio è amore ed è infinita misericordia che non è la così detta ‘accoglienza dalla manica larga’. La nostra Santa religione dice che Dio non ti condanna però l’infinita misericordia non è un invito al permissivismo e alla rassegnazione è una provocazione all’appellarsi alla conoscenza e ai sani principi e ai valori. Ti vuoi rassegnare a rimanere in quell’errore che non potrà portare beneficio nel gusto della vita e nell’equilibrio della serenità e quindi stare in pace con la tua coscienza e con il padre e la madre che stanno nei cieli che ti amano e ti hanno donato la vita perché si debba sviluppare.

Cosa chiederebbe alla sua Chiesa per gli omosessuali italiani?
Prima di tutto il rispetto. Il rispetto assoluto. Quando Gesù arriva dall’adultera che volevano lapidare perché aveva infranto una legge mosaica le dice ‘vai’ e agli altri dice ‘chi è senza peccato scagli la prima pietra’. Il non giudicate di Gesù è troppo grande. Gesù dice io ti do l’esempio, ti propongo e io voglio che tu cresca ma sei tu che scegli. I cristiani non possono attraverso le leggi imporre un comportamento. Questo non è assolutamente di Gesù tanto è vero che quando fa quel discorso difficile e tutti lo abbandonano dice agli apostoli: ‘Volete andarvene anche voi?’. C’è, in questo passo, il senso della libertà.

Perché la Chiesa non cambia?
Devi capire che la Chiesa è fatta di uomini e di gerarchia e quindi anche delle proprie lacune e delle proprie miserie. Nella Chiesa c’è anche la Chiesa profetica che continua a testimoniare e stimolare l’adesione per una più larga partecipazione. La Chiesa deve entrare nel disegno di Dio e bisogna approfondirlo. Nel rapporto sessuale la Chiesa afferma che non ci deve essere lo sfruttamento e la strumentalizzazione, ma ci vuole cuore e ragione e la verifica con i principi. In una ricerca comunitaria si possono trovare delle soluzione nell’accoglienza nel rispetto e nel dare fiducia. (Pubblicato in “pride”, gennaio 2002)

Stefano Bolognini ⋅

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