Le confessioni di Agostino di Ippona

Le confessioni sono una autobiografia del filosofo e vescovo Agostino di Ippona che, con fine capacità introspettiva, cerca di dare risposta ai quesiti fondamentali dell’esperienza umana.

Il testo analizza i peccati contro natura, tra cui era annoverata la sodomia, a p.102 al capitolo VIII “Peccati e colpe intrinsecamente tali” del libro III in  questo passo:

Può esservi tempo e luogo in cui si possa dire contrario ala rettitudine ‘Amare Iddio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, e amare il prossimo come te stesso’? Perciò i peccati contro natura sempre e dovunque devono essere detestati e puniti, come per esempio quelli dei sodomiti. Ed anche se tutto il genere umano li commettesse, tutto il genere umano sarebbe reo di codesto crimine per la lege di Dio che non ha creato gli uomini perché si unissero in tal modo. Ne è anzi violata la stessa unione che dobbiamo avere con Dio, quando la natura di cui Egli è autore si contamina nei pervertimenti della libidine.

Questo passo, molto analizzato e discusso dalla teologia, è spesso alla base della condanna cattolica all’omosessualità.

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Nelle Confessioni però, e molti autori lo hanno sottolineato, c’è spazio anche per l’omoerotisimo, a p. 115, in un passo in cui  Agostino racconta il rapporto con un suo amico carissimo:

L’avevo anche fatto ripiegare dalla vera fede, non molto sentita da lui nemmeno da giovinetto […] La sua mente era ormai attratta dai miei errori [si tratta del manicheismo], e l’animo mio non poteva fare a meno di lui, Ma Tu […] lo strappasti da questa vita dopo solo un anno di un’amicizia dolce a me più di tutte le dolcezze della mia vita di quel tempo [il corsivo è mio].

Ancora, a p. 118, Agostino esprime la sofferenza per la morte dell’amico in un lirismo drammatico che richiama fortemente ai risvolti omoerotici del rapporto tra i due:

Mi stupivo che gli altri mortali vivessero, mentre era morto colui che io avevo amato come non avesse mai dovuto morire, e più mi stupivo di continuare a vivere, lui morto, io che ero un altro lui stesso. Bene disse chi disse del suo amico: “Metà dell’anima mia”. Anch’io ho provato che la sua e la mia anima formavano un’anima sola in due corpi: ed avevo in odio la vita non volendo vivere a metà, e forse avevo paura di morire per il timore che avesse a morire tutto quanto colui che avevo amato.

(pubblicato originariamente in culturagay.it)

Le Confessioni
Autore: Agostino di Ippona
Edizione: Milano, Rizzoli, 1997

Stefano Bolognini ⋅

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